-- Lettere ad Albertina (1922-1932) - Pablo Neruda - Popol Vuh - Insetti

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-- Lettere ad Albertina (1922-1932)

LETTERE AD ALBERTINA
(1922-1932)

Le lettere ad Albertina Rosa Azócar hanno avuto tre diversi editori:
Il primo fu Sergio Fernández Larraín: Cartas de amor de Pablo Neruda (CMR), Madrid, Edizioni Rodas, 1974. Edizione non autorizzata, modesta nella stampa e trascurata nei testi. Riporta 111 lettere. Sull'editore Fernández Larraín, vedasi la mia nota al testo "Unidos al pueblo" (1955) in OCGC, vol. IV, pp. 1271-1272.
Il secondo fu Juan Ignacio Poveda: Neruda oven. Neruda ¡oven. Cartas y poemas de Pablo Neruda a Albertina Rosa Azocar (NJV), Madrid, lussuosa edizione della Banco Exterior de España, 1983 (con splendida e realistico riproduzione facsimile dei documenti). La stessa fu ristampata recentemente ancora con maggiore splendore ma con altro titolo: Pablo Neruda. Cartas y poemas a Albertina Rosa Azócar (CYP), Madrid, edizione del Banco Bilbao Vizcaja Argentaria, 2000 (con ancora più raffinate riproduzioni facsimili di lettere e poemi). Riporta solo 35 lettere. Questa bella e brillante edizione soffre tuttavia - ed in entrambe le versioni, quella del 1983 e quella del 2000 - di una triste quanto inspiegabile disattenzione dell'editore Poveda: in alcuni casi importanti - poema 14, poema 15, "Lamento lento" - la riproduzione tipografica dei testi non corrisponde a quella dei facsimili rispettivi bensì alle versioni canoniche, sprecandosi così la dimensione più preziosa dell'edizione ed arrischiando con ciò di generare molto gratuiti errori e confusioni. (Più dettagli su questo nella mia nota al poema 15 in OCCC, vol. I, pp. 1155-1157.)
Il terzo editore fu Francisco Cruchaga Azócar, figlio di Albertina e di Angelo Cruchaga Santa María: Para Albertina Rosa (PAR), Santiago, edizione privata, 1992. Riporta 109 lettere. Né in copertina né in facciata appare il nome di Neruda, sicuramente per problemi di diritti di autore. Edizione abbastanza curata negli aspetti grafici (ma discutibile scelta della carta). Facsimili a colori, più numerosi che in NJV = CYP e molto nitidi, perfino troppo a volte (sospetto di ritocchi non sempre giustificabili).
Nella presente edizione di queste lettere ho tentato di stabilire un ordine cronologico approssimato, lì dove l'omissione dell'ano nelle date e la precarietà di indizi rendono molto difficile tale compito. Questo vale soprattutto per i primi anni (dal 1922 al 1927). A nessuna altra donna Neruda scrisse tante lettere, quello che dà la misura del suo interesse (o, per essere più precisi, dell'enorme fascino sessuale che ella esercitava su lui, seconda solo a quello che in Rangún esercitò Josie Bliss). Queste lettere documentano soprattutto, fino a limiti patetici, il permanente tentativo di Neruda per tirare fuori Albertina dal suo silenzio e dalle sue reticenze (che forse erano parte della sua attrattiva, come ammette nel celebre poema 15).
Alcuni nomi ricorrenti: Rubén = Rubén Azócar. Tomás = Tomás Lago. Pino = Yolando Pino Saavedra. Winétt = Winétt de Rokha, donna di Pablo (il suo vero nome: Luisa Anabalón). Paschín = Abelardo Paschín Bustamante, pittore.

1

[Temuco, gennaio deli 1922 o 1923]


Albertina, per non perdere l'abitudine comincio un'altra lettera. Tu avrai novità, sicuramente. Io sono straordinariamente abbattuto. Con un umore da defunto, tutto il giorno, ed ieri. Ho pensato furiosamente di ammazzarmi. Varrà la pena? Non sarà anche inutile? Ha fatto qui un caldo maledetto, la terra, la polvere, tutto è fastidioso in questo paese idiota.
Qui cammina mia sorella, preoccupata per quello che sto scrivendo. Mentre mangia mele vuole aprire il pomo di talco, mi parla delle larve di farfalle, che non gli piace il vino. È andata via.
Voglio vedere se posso, in questi giorni fare qualcosa, svignarmela da qui. Avvisa tuo fratello che sono a Temuco, che lo aspetto, che telegrafi quando viene.
Stai ancora malata? Quell'esame? È da quattro giorni che non ricevo le tue lettere. Senza dubbio ti occuperai di cose utili.
ti bacia

Pablo


2

[Temuco, gennaio del 1922 o 1923]


Mocciosa mia, ho deciso di dare gli esami in Marzo perché da questo anno ci sarà un'altra prova davanti alla Facoltà e potrebbero smascherarmi. Ho in mio possesso alcuni libracci che mi portò Pino, siccome in realtà non sono un saggio in Economia Politica, mi sono necessari. Studierò da metà di Febbraio. Confido che tu andrai a Santiago, se così non fosse mi dimenticherei tutto di pura pena.
Sono andato a volte all'accampamento dei gitani. Due gitane mi videro la fortuna. Un viaggio lungo, e felice. Una donna, tu, senza dubbio. Mi diede un amuleto affinché lo conservassi senza vederlo, al lato destro. È una radice gialla, e nella mia vita da cani mi separerò da osso perché ieri stesso mi arrivò una svolta che avevo asperattato invano molto tempo. Mi costa molto scrivere la m; mi sono dimenticato quante gambe.
Magari venga Rubén, Tomás va via già oggi o domani.
Che cosa fai tu? Mi dici cose tanto vaghe che io ti credo, lombrico sdolcinato, occupata da due cose solamente: mal di testa e pensare a me. Non mangi, non esci, non conversi, non litighi, non leggi, non ti migliori un pò di quello, non sei andata al cinema, non vai alla posta, non fumi, non hai conosciuto una ragazza interessante, non ti ha scritto il tuo amico della motocicletta, non ti hanno raccontato nessun pettegolezzo di me, non hai letto i giornali, non hai fatto una visita, è possibile? Bambina dei segreti.
Comunque ti bacia la fronte e la bocca tuo

Pablo


seguono alcune
istantanee
della mia stanza



3

Temuco, 25 gennaio [1922 o 1923]


Ti trovo bella e sana nella foto che oggi ricevetti. Non ti disturbare, così ammala come sei, a scrivermi tutti i giorni. Quello sì, non mettere da parte le cose importanti. Quell'episodio del medico mi interessò molto. Ti chiedo perdono umilmente inginocchiato e ti bacio i piedi ed ogni unghia. Quello sì, ti spiego. Ho quasi sempre ho desiderio di scriverti, allora se non ricevo la tua lettera mi si crea un disturbo. È come se stessi pensando ad un'altra cosa mentre ti parlo, o come se ti parlassi attraverso una parete e non sentissi la tua voce. Siccome sono vanitoso sono molto sensibile a tutto quello.
Qui ho aspettato Rubén da venerdì, tu sai se verrà? Tomás, per ritornare al suo paese aspetta che venga. Dì a quel macaco che mi scriva.
Se potessi affittare ed ammobiliare una stanza a Concepción andrei subito. Soffro ogni mattina pensando che non ti vedrò nel giorno.
Qui mi è arrivato un invito per passare l'estate, in un fondo, in Ranquilco. Secondo le mie notizie di geografia in quello fantastico pease la gente vive in buchi come le talpe. Si è formato alle più antiche famiglie una specie di proboscide. Non potrò innamorarmi di nessuna ragazza.

4

[Temuco] 31 gennaio [1922 o 1923]


Mocciosa dei ricordi. Rubén non è arrivato a questa terra, ti scrivo il 31 di gennaio, ha desistito da quel viaggio? Gli dirai che oggi andò via Tom e che mi porti libri che leggere, tabacco giallo, e tulipani neri. Invece gli darò radici sacre di Ungheria che allontanano i malefici ed attraggono l'amore.
Tu sei sicura che andrò, io no. Ho desideri rossi di vederti e stringerti, ma vorrei esserti utile, e non vedo come. Quello mi disturberebbe molto. Comunque se ho denaro, andrò. Dimmi se telegrafasti a Pino. Suppongo che starai nella tua nuova casa. Bella, brutta? Hai una stanza per te sola? Metti la testata verso il Sud, verso dove io sto ricordandoti. Qui i giorni sono accaldati, atroci. Nei pomeriggi un vento abominevole di ghiaie e terra sciolta. Esco tutti i giorni, alla montagna, al fiume, alla campagna, per non morire. Non è raro che questo succeda, ma neanche è probabile.
Si bacia il tuo amico

Ne...
Ricardo


5
Carta 5 (Rubén e de Rokha, "el hotelucho in que se albergan") documenta l'episodio che dopo molti anni evocherà nel poema "Corona del archipiélago par Rubén Azocar - di La barcarola, 1967 (OCGC, vol. III, p. 175).

[Temuco] 3 febbraio [1922 o 1923]


Avevo camminato tre giorni con una lettera per te nel portafoglio, pronta per la posta, sicuramente riceverai prima quella che questa altra. Non ho un'altra novità che il macaco Rubén, e lo stesso di Rokha, qui da due giorni. Li ho appena lasciati nel piccolo hotel in cui albergano, e prima di dormire voglio conversare con te un momento. Devo sapere come stai di tutte le tue malattie, non smettere di scrivermi chiaramente su quelle e penso di andare forse a Concepción in questi giorni quando ritornino questi bambini, ed il mio viaggio non avrà altro oggetto. Così è quello che sto pensando, chincol cara, quello che sia disposta a fare per liberarci dai dispiaceri. Il mio viaggio a Concepción non l'ho deciso, di te e da quello che mi dici su questo dipende la decisione.
Ti abbraccia e ti bacia con immenso affetto tuo

Pablo


6

Temuco, 6 febbraio [1922 o 1923]


Mocciosa. Ti ho scritto tutti i giorni, per mancanza di francobolli non ti mandavo le lettere che già devi avere. La verità è che è insicuro il mio viaggio, più ancora con la fatale gita di Rokha e Rubén che hanno appena impegnato, come ultima risorsa, le ghette. Non studio ancora, mi mancano anche materiali, appunti, etc. Desiderio di dare esami e riuscire bene, nonostante le tristi conseguenze di questo: lavorare ed invecchiare.
Una di queste mattine comincerò a studiare. Ti racvonterò che Paschín arrivò a Santiago. Tra le altre calamità porta un orecchio di gomma, viene debole, malato di verme solitario. Se non fossi a Concepción spero che penserai di arrivare presto a Santiago, il 15 di Marzo io andrò via. Rubén l'ho convinto ad andarsene via in quella data con la Pepa.
Qui oggi 6 Febbraio piove pietosamente. Ti scrivo di notte, con freddo e sonno, e sto per coricarmi. Non dimenticare di scrivere al giovane della motocicletta, etc.
Si bacia la bocca cara tuo

Pablo


7

[Temuco] 16 febbraio [1922 o 1923]


Pappagallina cara, nel calendario che mi mandi conto i giorni. Non ne mancano molti. Non mancano molti giorni affinché tenga nella mia braccio questa piccola cuoca. Ti scrivo prima di mettermi a scrivere il mio articolo del Mercurio. Ieri stetti fuori del paese, in Puerto Saavedra, paese delle meraviglie. Questa mattina Rubén mi portò la tua lettera. La posta del pomeriggio non mi portò niente di te. Ieri sera, anche, quando arrivai nel porto neanche mi aspettavo la tua lettera. Una farfalla si è fermata qui



la soffio e la soffio ma si regge. Ora volò e si fermò sulla parola cara.
Che cosa farai ora, mia dolorosa amante: ti vedo il piccolo capo allegro o arrabbiato, ti ricordo così dalla fronte:



fino alle unghie del piede, tutto, tutto mi è necessario perfino all'angoscia, come tu mai, non potrai mai comprenderlo,  viat mia.

8

[Intestazione:]
La Mañnna
Temuco

[Temuco] 17 febbraio [1922 o 1923]


Mia cara ragazzina: Ho appena ricevuto la tua lettera. Qui sta piovendo, tutto il giorno, e tutto il giorno sono stato accanto al fuoco, tentando di scrivere una cronaca del Mercurio, invano. Rubén questa mattina, siccome non è venuto suppongo che andrà a Concepción . Stetti in Puerto, sì, non so se te lo dico nell'altra lettera che con questa ti mando. Io ti prego, mocciosa, che mi dia sempre dettagli su quello che hai. Che cosa tiri fuori con dirmi: mi sento male, etc. Che cosa ti fa male mi racconterai immediatamente con dettagli i tuoi dolori della gamba. Ho rimedio per quelli, ma sono iniezioni intramuscolari ed intravenose. Potresti farlo? Parla, spiegami, per inviarti il necessario. Sì, mi piaci in quell'ultima foto, ammirevole l'ombrellino sul viso prezioso, e la gamba l'ignoro un pò, è più grassa e mi dà una tentazione irresistibile. Rubén ti dice che è da poco che eviti di andare dove è Winétt. Anche a me sembra. Parleremo. Ma non voglio che stia troppo sola. Neanche desiderio che consegni niente di te a quelli che non sono degni di ciò. Raccomandazione seria: hai bisogno di riposo assoluto. Mi ubbedirai in questo. Niente lavori, né stare ferma, benché sia tua nonna quella che debba fare la pentula alla Signora Amanda ed alla tua famiglia. Tre giorni fa si ruppe la mia pipa, ti ricordi come era bella?
Baci, baci

Paul


9

[Intestazione:]
Ministero di Istruzione Pubblica
Cile

[Santiago] marzo 29, domenica [1923]


Mia mocciosa non ti spaventare se non ti scrivo, significa che niente succede, che ancora non è tempo. Tutto è uguale, come là, non ho trovato lavoro né io né tuo fratello, egli si è messo di cattivo animo, insopportabile, io lo seguo, e non ho perduto le speranze. Oggi si vide la probabilità di classi in Los Andes per Rubén, vedremo se questo avrà esito positivo. Voglio che stia in Santiago il 10 di Marzo. Domani ti scriverò più lungamente,
tuo tuo tuo

Pablo


10

[Santiago] 30 aprile [1923]


Mia Mocciosa ben amata, perdona la mia indolenza imperdonabile, è da giorni che non ti scrivo, e tu mi scrivi appena. Credetti che la situazione si sarebbe risoluta in questi giorni; ma succede che Rubén vuole sistemare egli stesso le cose lì, per questo andrà a Concepción Lunedì, Martedì o Mercoledì, sorellina carina, metti tu tutta l’impegno necessario per riuscire bene. Tu col tuo carattere tanto dolce eviti che tra tuo padre e tuo fratello ci sia qualche situazione di violenza, né dispute, né niente, che Rubén si pieghi, si umili, che tuo padre ottenga quello che desidera. Prendi in considerazione che Rubén ti avra comunque. Sembra che abbia ottenuto un posto a Temuco nella scuola industriale, non guadagnerà granchè. Io riceverò anche qualche posto.
Reclama ricevuta di una rivista che ti mandai.
Ti scrivo da El Mercurio, alle 3 della mattina, faccio baldoria, come tutti i giorni da tempo, tu mi sei necessaria.
Mi stai gettando nel dimenticatoio. Sotto la porta mi gettano le lettere, e tutte le mattine le getto tranne la tua.
Ti sei proposta di venire? Raccontami quanto accadrà, scrivimi lettere più lunghe, dimmi se ricevesti dalla Vicha, che effetto produsse, parlami, baciami, amami.

Il tuo Pablo


11

[Temuco] Luglio 24 [1923]


La prima cosa che devo vedere, per scriverti, è se l'inchiostro si sposta su questa carta brutta. Ora so che si sposta, e ti scrivo sempre. La tua lettera, perchè è tanto piccola? Bene. Questa notte ti invierò un messaggio telepatico. Ti dico: "Ti amo, Arabella." Questo lo sentirai alle tre della mattina, se sei addormentata.
L'altra notte, ieri, ci fu un incendio, qui, di fronte alla mia casa. Quasi ci bruciamo. Fiamme, alte e belle, acqua, pianti di mia madre. Io mi divertii molto. Poi piovve.
Stai bene, ma sei più bella del ritratto. Io, qualche volta, te ne farò qualcuno; dipingerò il tuo basco del colore che è; la tua bocca del colore che è, ed i tuoi occhi che sono colore di tè. Ti dipingerò seduta alla finestra, e quando tutti vedranno il quadro diranno: E questa ragazza tanto triste?
Esco, appena, della mia casa. Piove, quasi sempre. Passo il tempo come assopito. Sprofondato in una poltrona vecchia come mia nonna, di fianco ad un braciere, penso che nell'inferno deve piovere come in questo paese benedetto.
A volte, mi sorprendo pensando a te – e ad altre cose inutili - ma dopo mi ristabilisco e mi dico: Ella è una brutta persona.
Ti fanno male gli occhi, Piccola, con questo inchiostro rosso? Non è vero che è così?

Pablo


12

[Temuco, agosto di 1923]


Che cosa raccontarti, mio Piccola, affinché ti diverta? È notte, e sono allegro, allegro. Solo, nella mia casa, nella mia casa, che è come una torre piena di finestre per dove guardo la notte piena di stelle. Non sento stanchezza del viaggio, nonostante fosse accidentato. A mezzanotte mi nascosero sotto ad una branda, lì stavo gelando per cinque ore. Quindi un carro di terza. Niente di principesco. Ma arrivai, finalmente. Vagai tutto il pomeriggio per queste strade che tanto ho visto. Per la periferia, camminai ed portai grandi fagotti di violette che per lla bellezza dovevano essere come te. Che allegria vedere questo foraggio verde, questi dorsi scuri dalle nebbie dell'imbrunire, e sentirmi io, io stesso, libero da tanta sciocchezza, agile, e solo. Ah! se tu fossi qui, Albertina. Se fossi qui, ora, vicino a questo braciere che mi intiepidisce, se fossi qui coi tuoi begli occhi tristi, col tuo silenzio che tanto mi piace, con la tua bocca che ha bisogno dei miei baci. Vieni, Piccola! O, per lo meno, pensa a me.
Uno, due, tre, cento baci dal tuo

Pablo


Ah! ritaglia, ed inviami quello che pubblicai, io, su Rubén. Gli scriverò da qui. Casella 65.

13

Temuco, settembre 16 [1923]


Piccola, ieri devi aver ricevuto un giornale, ed in esso un poema de la asuente (tu sei l'assente). Ti piacque, Piccola? Ti convinci che ti ricordo? Invece tu. In dieci giorni, una lettera. Io, disteso nel foraggio umido, nei pomeriggi, penso al tuo basco grigio, nei tuoi occhi che amo, a te. Esco, alle cinque, a vagare per le strade solitarie, per i campi vicini. Solo un amico mi accompagna, a volte. Ho litigato con le numerose fidanzate che avevo prima, e così sono solo come non mai, e sarei felice come mai, se tu stessi con me. Il giorno 8 piantai nel patio della mia casa un albero, una mimosa. Inoltre porto dalla campagna, pensando a te, un narciso bianco, magnifico. Qui, nelle notti, si scatena un vento terribile. Vivo solo, nelle altezze, ed a volte mi alzo, a chiudere una finestra, a fare tacere i cani. A quell'ora sarai addormentata (come nel treno) ed apro una finestra affinché il vento ti porti fino a qui, senza svegliarti, come io ti portavo. Inoltre alzerò domani, nel tuo onore, un volantino di quattro colori, e lo lascerò andare al cielo di Lota Alto. Riceverai, amata, un lungo messaggio, una di queste notti, all'ora in cui la Croce del Sud passa per la mia finestra.
Domani ti invierò un divertente libro di Cecov. Richiedilo. Sarà annotato a lato. Come va la tua vita? Per me è un cattivo giorno. Cattive cose - un giorno nuvoloso, un antico amore che si rifiuta di morire - cattive cose. Infine. Un altro giorno ti scriverò lungamente. Ti dirò parole dolci. Ti amo molto, sempre. A volte, oggi, mi dà un'angoscia che tu non stia con me. Che non possa stare con me, sempre.
Lunghi baci dal tuo

Pablo


14

[Temuco, settembre del 1923]


Ti mando un ritratto di Pola Negri ed alcuni versi.

Mia Albertina, questo pomeriggio le scrissi disturbandola, un pò ferito per l'abbandono in cui tiene il suo Paul. Succede che quando più necessità ho di te, del tuo ricordo, delle tue lettere, ti allontani da me per la tua propria volontà. Male, bambina mia, perché mi sento molto stanco ed a volte faccio l’alba con desideri di dimenticarti.
Ti ricordi di Paschín [Bustamante]? Racconta meravigliose storie, ed i miei ripresentati desideri di andare via sono tornati a preoccuparmi.
La tua vita, che cosa è della tua vita, mia compagna? Ho passato giorni molto brutti, ti senti capace di farmi dimenticare alcune storie tristi?
Ti bacia con tenerezza il tuo Pablo

Non dimenticare mai il nostro viaggio. Ricordalo ogni giorno.

15

Temuco, lunedì, 5 [gennaio del 1924]


Mia cara ragazzina, siccome so che starai senza muoverti nella tua casa alcuni giorni penso di scriverti alcuni lettere lunghe benché non sappia che cosa dirti.
Mi sono profondamente preoccupato per la tua malattia, credimi che quasi mi disperai.
Stiamo fabbricando fra noi due una bella collana di disgrazie al nostro amore. Se l'amore non esistesse la collana basterebbe per impiccare chiunque dei due. Per fortuna siamo stati insieme. Senz’altro quando arrivo qui perdo la nozione del tempo, per incominciare questa frase non potei decidere quando arrivare. Sono stato nella mia stanza, sopra, e non sono sceso né per mangiare. Lì mi sono guadagnato nella mia famiglia una reputazione di selvaggio e di cattivo carattere che forse non merito.
Mi paragonano sempre qui ad una cugina Carlota, ragazza vedova, molto ombrosa, che vive là senza mettersi con nessuno. La verità è che appena pesto questo paese mi vengono alcune incontenibili crisi di amarezza e noia. Tu devi notare questo cambiamento di carattere, quando ti ho scritto da quì con disperazione mi hai visto dopo più allegro di quello che pensavi.
Ti scriverò ancora questo foglio. Dimmi della tua malattia: il medico? È per caso inguaribile, Piccola? Non indebolirti. Mangia, ridi, passeggia. Hai un fidanzato? Ah! quello è completamente indispensabile. Guarda già me, senza fidanzata, debole come uno storione. Leggi? Ti invio libri, scarabeo?
Ieri vidi nel campo un arcobaleno meraviglioso. Presto partirò per un paese vicino, a mettere a pulito un libro. Studi? Studia. Non lo dimenticare. Scrivimi, oggi. Non lo dimenticare. Inoltre ricevi un lungo bacio lungo da

Pablo


16

[Temuco, gennaio di 1924]


La tua bella lettera colore lilla merita questo inchiostro colore ala di cocorita. Per accontentarti ti rispondo subito, di giorno. Con questa luce tanto bianca del giorno non mi è viene in mente niente degno di Arabella. Per il resto vorrei parlarti in baci. Così riuscirei a dirti la mia necessità di te, la mia sete di te. Questo desiderio di averti al mio fianco, subito, o quando cammino - nei pomeriggi - per il paese tanto definitivamente triste.
Studi? Io niente. Sto sistemando gli originali del mio libro Veinte poemas de amor y una canción desesperata. Ci sono lì molte cose per la mia Piccole lontana.
Parlami della tua vita, nel paese.
Mi ricordi, brutta persona? Io si. Ti ho sognato anche, sonni vaghi e torbidi. A volte, camminando, sento come di aver dimenticato qualche cosa che mi manca qualcosa. Quel qualcosa sei te. Tu, Arabella, bugiarda, dolce ed amata.
Un bacio eterno da tuo

Pablo


Oggi stesso scrivi.

17

[Temuco, alla fine di gennaio del 1924]


Cara Mocciosa: Qui c’è un'altra lettera bella e leale di tuo fratello, sfortunatamente inutile, poiché niente sappiamo di lui dopo la Rivoluzione. Io arrivai ieri dalla campagna, da lì ti scrissi. Il sabato vado per tutto Febbraio a Puerto Saavedra: mare e solitudine. Sono contento perché ho scritto qualcosa con entusiasmo, ieri e l'altro ieri notte, ed era tanto tempo che mi pesava la mia inattività. Scriverò tutto questo tempo con follia. Questo a te non importa.
Tu ricerchi un libro di latino. Non mi dicesti prima, in che maniera potrei trovarlo? Ricordi la libreria in Santiago? Dimmelo e ti incaricherò uno velocemente. Se mi viene in mente.
Ragazzina mia, quanto sento la tua mancanza. Averti al mio fianco, stringere la tua testa nel mio petto, baciare la tua bocca, quella era la mia amata esistenza, ed ora stai tanto lontano. Non ridere di quella parola. Fai attenzione che arrivo dalla campagna.
Ti mando libri affinché legga? Che cosa vuoi leggere? Ma sei una pigra e non leggesti mai Sarchia Yegúlev, la storia di un bandito molto simile a me. Bandía!
Baci, baci.

Pablo

Più baci.

18

Puerto Saavedra, 1 febbraio[1924]


A Temuco ricevetti la tua ultima lettera, e qui questa di Rubén, con altre sommamente contraddittorie.
Sto già sulla costa. Sento lo strepito del mare, e fa un freddo generoso.
Sente, scrivimi, ora, tutti i giorni. Sono tanto terribilmente solo in queste spiagge immense. E oltre questa solitudine per me non c'è altro che te.
Bene. Un'altra volta ti darò qui notizie della mia vita, e ti comanderò una conchiglia gialla che canti come il mare. E che ti dica il mio nome con la sua voce marina.
Ti bacia molte volte

Pablo


19

[Puerto Saavedra] 5 febbraio [1924]


5 febbraio. La tua lettera arrivò nell'ultimo vapore, nel più piccolo, il Saturno. Tu sai, questa è una costa abbandonata, triste, scrive di più a questo Abbandonato. Ora ti chiamerò Ape, benché non sia bionda. Capisci la mia lettera? Non studio, ma lavoro. Ho finito un libro di versi, e sono soddisfatto ed allegro. Inoltre questa è una bella spiaggia. Qui ti porterei; ho scelto un posto solitario. Ti chiamerai Conchiglia: dimmi se ancora as besoin [hai bisogno] della grammatica Latina, da inviarti. Ah! non mi dimenticare, e prega per la mia anima condannata.

Ricardo


20

[Puerto Saavedra] 11 febbraio [1924]


Albertina, ti scrissi tre giorni fa questa lettera. Solo oggi, 11 di Feb. ricevetti la tua. Pigra. La mia vita già la conosci, e qui è la stessa: volerti. Non mi credere.

Pablo


21

[Puerto Saavedra] 18 febbraio [1924]


Devo avere la lettera tremendamente tremante: tre ore di remo, di notte, con questa meravigliosa luna piena ed il fiume in calma. Nonostante la stanchezza ed i vestiti bagnati mi ricordo di te, ma non so che cosa dirti. Ti racconto qualcosa, e ti disturba e trovi sempre una scusa per non scrivermi mai.
Qui, nei giorni senza nebbia si vede la Isla Mocha: sta di fronte alla tua costa? Io siccome non so la geografia te lo domando. Qui nel fiume spuntano la testa neri lupi di mare e tunina nostalgici. Ci sono anche tre molle lunghe come scheletri di storione (che uccello è quello?). Ti manderò un poema in cui ti ricordo ed un altro bacio, e qualcosa più, nella alta marea di questa notte.

Pablo


22

[Puerto Saavedra] 19 febbraio [1924]


Cara Mocciosa: La domenica vado a Temuco. Che cosa ti hanno detto di me, mia ragazzina bella. Non so. Qui, ieri, rimorchiamo una seppia rosata. Ti manderò alcune vedute. Pregasti per la mia anima? Ah! sono condannato. A che ore ti alzi? Questo pomeriggio scriverò nella sabbia il tuo nome:

ALBERTINA


23

[Puerto Saavedra, 22 febbraio di 1924]


Albertina: Anche oggi, 22, arrivò una lettera da te. Sei magnifica. La domenica vado via. Avevo la piuma. Il vento me la portò via. È arrivata là? Studi? Ho rubato un piccolo gatto romano, bello: lo porterò a Santiago. Qui già c’è una nebbia di inverno, e che tristi i porti, quando piove! C'è lì il mio ritratto.

Pablo


24

[Intestazione:]
La Mañana
Temuco

[Temuco] 28 febbraio [1924]


Non ti disturbare, mocciosa cara se non ricevi ogni giorno le mie notizie, non mi accade niente, assolutamente niente. Aspetto la posta che mi porta le tue lettere, e quello è il mio unico avvenimento, la mia unica avventura. Ogni volta mi sento più inquieto per il tuo viaggio, informami sempre, e lavora un pò ogni giorno affinché possa succedere il miracolo.
Si bacia largamente la bocca carnosa amata tuo

Pablo


25

[Temuco] 2 marzo [1924]


Mia mocciosa, oggi 2 Marzo non ricevetti niente di te, qui ti mando un ritratto di Rubén. Sono annoiato e pigro. Sarò là Martedi prossimo. Domanda fino a quando saranno lì Tomás e l'altro. Così si fa lezione: le faccio leggere e tradurre come ti dette la voglia ed alla terza classe li recuperi. Di' a Rubén che mi scriva quel macaco. Neanche tu mi dimentichi, lunghi baci

Pablo


26

[Temuco] marzo 7 [1924]


Non so che cosa ti avranno raccontato: di me raccontano tante cose! È necessario che me le dica. Per vedere se sono certe. Se ti dico: è la verità, credimi. Se no, lascialo, e non lo pensare. Ho fatta l'anima in un modo tanto difficile. Non so se amo o non amo, se dimentico o se adoro. Te, faccia quello che faccia, e dicano di me quello che desiderino, ti voglio inalterabilmente, e tu lo sai, Piccola. E tu mi vorrai abbastanza, per perdonarmi, quando ne abbia bisogno. Certo?
Dimmi, ora, se hai certezza di rimanere in quella detestabile Concepción, o se ti addormenterai nelle mie ginocchia, il 20, nella Notte. Io sembra che ho perso il mio esame. Non sono riuscito a studiare. Ho desiderio di andar via per pubblicare un libro a Santiago, e vivere lontano dalla mia famiglia. Non ho pensato che tu starai lontana da me, né che cosa fare per rimediare. Che cosa pensi tu, Mocciosa?
Forse sarebbe meglio che fossi con me in qualunque parte. Ah! Messico. Scrive. Di che ci comandi denaro, a Rubén.
Ora incomincia una luna nuova: è magra e bianchissima. Tu, la vedi? Raccontami qualcosa, e scrivimi di più, e con più gentilezza. Tuo

Pablo


27
Cartas 27 e 28, come in altre precedenti, si allude a Rubén allora in Messico.

[Temuco] 12, marzo [1924]


Albertina, già preparo il mio viaggio a Santiago, e niente so di te. Qualcosa accade? Ho scritto a Rubén raccontandogli le cose. Tu che cosa gli hai detto? Quando andiamo via? Convincimi in qualche modo che mi vuoi ancora. Perché sembra che con molta frequenza ti manca tempo, per scrivermi. Spiegami. Se tu rimani là, prima di andare via passerò a vederti. Vuoi? Ho molto da rimproverarti.
Ti bacio gli occhi

Pablo


28

[Santiago, marzo 1924]


La prima lettera fu la tua, e già rispondo. Neanche sai se tornerai a Santiago. Quello è grave. Avvisami. Non mi abituo senza di te. A vedere. Credo che in Concepción si possa studiare. Lì ci sarebbe modo di rimanere, con te, benché per me la provincia sia dura. Se non passiamo insieme questo anno 1924, è difficile che torniamo ad incontrarci, dopo, nella lunga vita. Ma se non ci riusciamo, andremo via con Rubén, questo anno, dopo. Scrivigli, e diglielo. Non so oramai esistere senza te. Forse ti ricordo più dolce, migliore, più bella di quello che sei, ma mi sei necessaria, e dopo, Piccola, che quasi ti ho fatto, con dolore, come più mi piacevi.
Ti portai una conchiglia dal porto, e ricevi il mio affetto di sempre.

Pablo


29

[Santiago, aprile o maggio del 1924]


Albertina Rosa. Di ritorno dal piccolo viaggio in cui ti scrissi, ho trovato le tue due ultime lettere, e l'ultima, che ti restituisco affinché la legga, mi sembra estranea a te e mi rattrista che la abbia scritta. Non sono interamente un miserabile, la mia cara piccola donna, e comprendo il bene e male il, tutto il bene e tutto il male che ti ho causato, ma molta parte di quel danno che hai ricevuto da me, te l'ho fatto per la mia volontà, per non separarti da me, per non poter fartelo, affinché mi fossi più cara. Ho sofferto molto amandoti, mia piccola; comprendendo che quell'affetto era duraturo. Credevo che tutte quelle cose erano già sistemate tra noi, e che non ti metteresti con comari, se questo non è così, è che ho di te un'idea sbagliata.
Neanche ti scrivo per dirti che ti amo, e se questo non ti è necessario perdonami, mia bambola. Credevo che potesse durare molto tempo, e te lo dissi in molte maniere, sacrificandomi un pò più di quello che pensi. Comunque, eviterò di dirtelo, ma non ti allontanare troppo.
Ti bacia tuo

Pablo


30

[Intestazione:]
Ministero di Istruzione Pubblica
Cile

[Santiago, aprile o maggio di 1924]


Mocciosa mia, sono per la prima volta solo nella casa dove vivo da quando arrivai, ti scrivo con voglia, come facendo una cosa proibita che io avrei desiderato molto. Ieri ti dissi nella mia lettera: niente di nuovo, oggi ti dico la stessa cosa. Lessi la lettera che scrivesti a tuo fratello, ebbi un'allegria grande, come tutte le volte che mi capisci del tutto. Sei la mia conchiglia preferita, ed i baci che mi rimangono da dare sono pochi per la tua bocca cara.

31

[Intestazione:]
Ministero di Istruzione Pubblica
Repubblica del Cile

[Santiago, maggio di 1924]

Mia Mocciosa ricevetti oggi la tua lettera. Senti, oggi mi firmarono in Istruzione il decreto che mi commissiona per perfezionare i miei studi di Francese (ridi) in Francia, in questi giorni saprò se ho o no un biglietto. In attesa di saperlo, e se me lo danno in denaro prenderò il treno e volerò a baciarti.
A faire sur le champ:
vai a farti ritrarre in un ritratto, una cartolina, di profilo, un profilo assoluto, così:



E mandami il ritratto, fallo dove ci mettono meno tempo.

Ti bacio, ti bacio

tuo Pablo


32

[Temuco, agosto di 1924]

Sono uscito a camminare per il paese, ho comprato carta per eseguire questa lettera, e sono allegro per aver raccolto alcune tue parole che non sono tanto sconsolate come credetti. Sono contento. Fa una notte fredda, vento e pioggia, ho fuoco, tè, tabacco, carta. È l'aisance, libri senza leggere, vestiti puliti. Peccato che questo mi stanchi tanto dopo, peccato che la mia mocciosa adorabile non stia qui ed io abbia tante inquietudini per lei.
All'improvviso mi disturba non avere qualcosa di straordinario da raccontarti, una cosa terribile ed incredibile di quelle che ti fanno sorridere, perché non mi credi mai, scarafaggio brutto.
Non ho trovato i miei antichi amici, nessuno, nessuno sta qui.
Sono condannato alla solitudine. Avrò qualche piacere che non mi risparmierai leggendo le tue lettere e scrivendoti con la maggiore frequenza che posso.
Ora mi piace la parola mela. MELA.
Se ho qualche figlia si chiamerà mela, senza dubbio. Se fosse figlia tua sarebbe allora alta e palliduccia, come quelle mele lunghe e gialle che conservano nelle case nell'inverno foderate di carta velina.

33

[Temuco] settembre 6 o 7 [1924]


Perdonami, allora, quella partenza improvvisa, io ti perdonerò altre cose.
No, piccolina, non ti disinteressare. Si tratta della tua vita, cioè della mia. Perché quella freddezza per tutto, perfino per te stessa? Dimmi se è arrivato già il poeta Rubén. Desidero parlare con lui: il 15 o lo 20 andrò a Concepción, se voi andaste via con lui in quello tempo, sarebbe ammirabile. Se già hai parlato con tuo fratello, dammi un indirizzo per scrivergli. Non mi piace che rimanga ancora nel Sud. Al di fuori dell'immensa mancanza che mi fai, a me stesso, credo, con un disinteresse di medico, che può essere irreparabile quell'avventura.
Mocciosa cara, mi annoio anche qui e perfino a mi dispero. Siccome stetti male con te, quello mi servì molto: non sentii la mancanza di te, ma tutto finisce: ho bisogno di te, ogni giorno.
Tu farai il possibile. Se si tratta di denaro, ho per pagarti la pensione (la mia collaborazione di El Mercurio), e Rubén potrebbe fare il resto.
Ti portarono Juan Cristóbal? Se hai tempo per leggere (!) dimmi che cosa si somiglia e habíame di tutto con la tua bocca cara.
Rallegrati ed abbracciami,

Tuo Pablo


Bene, mi costerebbe molto scriverti tutti i giorni lo tenterò; anche da te aspetterò lettere in tutte le poste.
Non ti preoccupare, sorellina, del mio intrattenimento di qui, stanno terminando, qui e da tutte le parti.

34

[Temuco] 15 settembre [1924]


Ho ricevuto, sei giorni fa, un tua lettera, ed oggi, dopo sei giorni un'altra, con 22 parole, tra esse un bacio, per distrazione. Piccola bambina tanto piena di preoccupazioni: non ti rimprovero oramai. Manque de tendresse, manque d'amour. Voilá tout, ma pauvre petite. E non ti sforzare per scrivermi. Informami sé della tua malattia.
Mi disorienta quella ricaduta.
Non ho niente da raccontarti. Stavo scrivendoti giornalmente: ora puoi aspettare le mie lettere con pazienza.
Un bacio, e distrugge questa lettera della quale mi vergogno

Pablo


35

[Temuco] 24 settembre [1924]


Amari sono stati questi giorni, mia piccola Albertina. Crisi nervosa o riunione di porcherie, già non mi accontento solo. Di notte insonnia, lunga, dolorosa. Mi dispero, mi imbruttisco. Ieri sera lessi due lunghi romanzi. Albeggiava già e mi rotolavo ancora nel letto come un malato. Qui non mi lasciano dormire nelle mattine. La mia famiglia: gente stupida e cattiva. Che solitudine, mio Dio! Perché mia madre mi partorì tra queste pietre? Ed esaurito come sto non ho forza per prendere il treno. Ancora quattro giorni qui. Non è vero, signorina Albertina che mi lamento come le donne? No.
È che c'è anche un momento in cui uno non ne può più. A volte mi ricordo di quella gente che mi scrive lettere dopo che leggono i miei libri, penso agli amici, penso a te. Vado allegro nel momento della posta e quando apro quelle lettere senza importanza e noto l'assenza cuotidiana delle tue parole, comprendo la triste realtà. Chi sei tu? Io, chi sono? A te che cosa importa quello che io faccio o soffro? Che cosa sono per te? Forse, profondamente, nella verità più nascosta, niente. Una cosa estranea a te, un uomo che, al tuo fianco, gesticola, parla, si allontana, si avvicina. Un uomo a cui hai nascosto i tuoi pensieri più chiari, un uomo che si è trattato quasi come ad una bambola, ed a volte ha avuto desideri di romperla. E quello, per tanto tempo, sono stato per tutti. Io non mi lamento di questa solitudine che mi ha fatto differente di tutti, ma a volte mi è uscito un grido dalla ferita. Pa de tendresse. Basta.
Mi sto pentendo di questa lettera tanto lunga, tanto esclusiva: ti ho parlato solo di me. La getterò nella posta con la speranza che si perda. Anche, se la ricevi, si sarà perduta.
Ho l’onore di baciarti

Pablo


36
Carta 36 trascrive un poema di Tentativa del hombre infinito ma con punteggiatura e maiuscole (vedasi mia nota al testo in OCCC, vol. I, p. 1162.).

[Santiago, dicembre del 1924]


Mi racconterai lungamente quello che hai fatto e quello che fai, e se hai dolori, e che cosa pensi. Già arriverai oggi, mentre ti scrivo, è Martedi nella mattina, sarai arrivata già a casa tua. Ho passato questi tre giorni leggendo e fumando, finché ho libri senza leggere e tabacco non mi annoierò. Penso di stare qui tutto il mese. Ora ti copio alcuni versi.

A lato di me stesso, signorina innamorata
chi persino tu come il filo di ferro ebbro
è una canzone senza titolo?
Ah triste mia, il sorriso si estende
come una farfalla nel tuo viso
e per te mia sorella non vestì di nero
Io sono quello che sfoglia nomi ed alte
costellazioni di rugiada
nella notte di pareti azzurre, alta sulla tua fronte
per lodarti parola di ali pure
quello che ruppe la sua fortuna, sempre, dove non stette.

Per esempio, è la notte girando tra
incroci di argento
che fu il tuo primo bacio, perchè  ricordarlo
io ti misi distesa davanti al silenzio
la mia terra gli uccelli della mia sete ti proteggono
e ti bacio la bocca bagnata di crepuscolo.

È più in là, più alto.
Per distiguerti crescerei una spiga
Cuore distratto, ritorto verso una piaga
Intercetti il colore della notte e liberi
i prigionieri
Ah perchè allungarono la terra
Del lato in cui ti guardo e non stai, bambina mia,
tra ombra ed ombra destino di naufragio
niente ho ah solitudine
Tuttavia, sei la luce distante che
matura i frutti
e morremo insieme.
Pensare che stai lì, vascello bianco
pronto per la gran partenza,
e che abbiamo giunte le mani nella prua.

Mi sono preso l'insopportabile lavoro di copiarti questo dal mio prossimo libro per sapere se si interessa un poco quello che scrivo per te. Tu mi dai una sensazione di indifferenza che mi apre la curiosità.
Spero che questa lettera non si perda, hai un'altro indirizzo più sicuro? Malata uscirai a cercare alla posta queste parole senza importanza? Scrivimi con generosità e riceve baci per molto tempo. Tuo

Pablo


37

[Temuco, gennaio del 1925]


Saremo già insieme di nuovo, Mocciosa, e saremo per lo meno più allegri. Questo è un paese giallo e triste, l'ho percorso già interamente, ho parlato già con tutti i miei conoscenti, ho letto già tutti i libri che portai, ho visto già tutte le stelle di questo cielo. Perciò, trova il modo di scrivermi; ti amo tanto quando penso che questa non è interamente la mia vita, perché tu non ci stai e mi manchi. Il lunedì andrò alla campagna: a due leghe a cavallo. Verrò a cercare le tue lettere ed a spedire quelle che posso scriverti che non saranno molte né molto interessanti. Non pensare che vada a Concepción, meglio pensa, ma non credere che possa andare: sta tanto lontana e non potrei portarti.
Tutti i miei progetti di scrivere, studiare, pensare, si vanno abbattendo. Sto male nel paese, male nella mia casa, da tutte le parti. Oggi alle 12. ebbi un desiderio violento di tornare a Santiago e seppellirmi liberamente nel mio piccolo convento. È possibile che lo faccia, per lo meno non è impossibile. Comunque studierò in Febbraio (studio!) ed in Marzo vedrò gli occhi da tè della Pequeña. Della brutta Mocciosa che in 11 giorni mi scrivi dieci righe, e dimentichi il numero della mia casella postale.
Non meriti più una riga.
Tuo

Pablo


38

[Temuco, gennaio del 1925]


Mocciosa mia amata. Non sapevo perché era allegro, non avevo ricevuto denaro, niente straordinario mi accadeva nel giorno, era semplice, avevo la tua lettera già letta nel portafoglio, e l'allegria di averla ancora mi durava. Non ho novità da raccontarti né fidanzata con cui passeggiare, mi invitano da una fattoria, ho accettato per Febbraio, non so quando andrò. Non so se ti ho raccontato che in quello strano paese la gente dorme su colonne di roccia. Sembra anche che lì le bambine siano di colore mela cotogna.
Mi piace che mi dica che non ti piace Rokha, anche a me è antipatico. Mi piacciono anche quelle cose che ti penti di raccontarmi, se così mi scrivessi mi piacerebbe sempre. Con quelle cose che sempre ti mancano mi sembri più donnetta, più femminile, infine comprendilo tu.
Lunedi passò Pino, il buon Yolando e credo che prenda la corriera per l'Argentina questo sabato. Puoi mandargli un telegramma a nome dei due affinché non si siede tanto abbandonato? fai attenzione che gli arrivi prima della sua partenza. A me portò appunti e libri affinché studiassi. Ti commuovi, cuore di pietra?
Sono orribilmente geloso. Infame! Il tavolo di 3 gambe mi dice che hai voluto la non piccola somma di tre uomini. Lì mi capisco, e credo sapere un altro nome, ma il terzo chi è? rispondimi. Domandai anche quando ci vedremmo, uscirono 7 mesi. Per rompere tale maleficio andrò a vederti fra non più di 20 giorni.
Ti racconterò domani le mie visite ad un accampamento di gitani ed altre storie meravigliose, per esempio la mia visita a quel paese in cui la gente vive dentro grandi mobili.
Non ti dimenticare, amata mia, mocciosa cara, di lasciarmi ogni notte vuoto nella tua piccola camera a vedere se ti consolo da tanti dolori. Tutto è possibile e grossi baci del tuo Pablo

39
Carta 39 allude alla pubblicazione della prosa "Atardecer" in El Mercurio del 21.12.1924 (passerà ad Anillos).

[Temuco, gennaio del 1925]


Mia Albertina cara, sento non avere già storie da raccontarti, sono stato coi nervi feriti questi ultimi giorni, povero, senza avventure. Le uniche cose che ho aspettato sono state le tue lettere. Tardive, trascurate. Sono andato a distendermi alla collina, sono ritornato con lo stesso avvilimento. Ti scrivo con errori di ortografia affinché tu ti diverta. Ieri sera stavo scrivendoti, e già deve esserti arrivata quella piccola lettera.
Hai, hai ricordato per miracolo un mia cosa chiamata "Ataedecer" che pubblicai su El Mercurio?
Ti piacciono le pere? Ancora non mi decido per nessun viaggio, da nessuna parte. Appena mi muovo del mio letto nella mattina. Mi piacerebbe anche dedicarmi all'allevamento di api. Ciò vuol dire che mi dica in che cosa consiste quel piano di inverno. Ti prego di non studiare troppo geografia, quello causa troppi dolori di denti.
Al rovescio di quello che credi, i miei pensieri non possono separarsi da te, amata mia. :

Pablo


40

Hijuela Miramar, 19 gennaio [1925]


Albertina, sto in campagna, ad alcune leghe da Temuco, da una settimana. Oggi, 19 mi arrivò la tua lettera, tanto indietro, perché non vanno al paese. Questo è una campagna legittimo: campi di grano, tramonti di sole, maqui, menta, montagna vergine con leone. Questa carta è di una scuola di Juana di Ibarbourou, e l'inchiostro l'ho ottenuto per miracolo.
Nei pomeriggi sono teso sotto un peumatico. Lì guardo la montagna, mi lascio frustare dal vento furioso, e penso a te, a volte. Ah! stare con te in questo posto solitario, e sarei felice. Mi accontento che ti ricordi di me, e scrivimi ogni tanto. Perché il tempo, senza dubbio, ti porterà alle mie braccia.
Baci dal tuo

Pablo


41

[Temuco, febbraio del 1925]


Mia Mocciosa cara: la tua piccolissima lettera mi ha esasperato molto. Richiedo da oggi le mie lettere ad Albertina Neruda, insieme a questa ti spedirò un'altra mattina. Sei più contenta? Penso di venire a trovarti in Marzo, tu verrai con me lombrico molto diletto.

Il tuo Pablo


42

Hijuela Miramar, 2 marzo [1925]


Albertina, raccontami della tua vita, che cosa fai. Siamo già in Marzo, questo mese mi porta a Santiago.
Avrai risposto alla mia lettera degli altri giorni? Sto in campagna, in montagna; un'altra volta. Oggi ho cercato di studiare, senza ottenere risultati. Ho riletto le pagine di Malapert che nella Plaza M. Rodríguez lessi con te, e come prima mi sono distratto per causa tua. Ma ho una bella carabina, e nelle mattine sono il terrore di questi uccelli selvatici. Ieri ammazzai un tordo giovane e allegro. Oggi ho perduto inutilmente pallottole sparando alle aquile che a volte si fermano nei roveri. Faccio anche sport, e naturalmente sarò un campione di salto. Ah! che allegria averti dopo nelle mie braccia, mocciosa, e stringerti la bocca in un lungo bacio contadino!
Tuo

Pablo


43

[Temuco] marzo 5 [1925]


Albertina Rosa: Dieci giorni, o più, la tua ultima lettera. Che accade? Che ti accade. Ti scrissi dalla campagna di dove ritornai giorni fa. Perché taci, così, tanto ostinatamente? Parla. Qui, a Temuco, cerco di studiare; domani mi alzerò di buon’ora.Ti raccontai che nella montagna ammazzai un'aquila nera? In questi giorni ti manderò alcune fotografie splendide.

Pablo


44

[Temuco, 10 o 15 di marzo, 1925]


È naturale che se la rivoluzione finisce, andiamo tutti e due in Messico, a amarci liberamente, benché viviamo con povertà. Non si pare, Mocciosa? O ti penti della tua lettera a Rubén? Qualche volta dobbiamo sistemare la nostra vita.
Ti ho scritto, ultimamente, e tre giorni di seguito, tre lettere, una dal giardino botanico in una carta della Juana di Ibarbourou, un'altra con lettera di Rubén per me, ed un'altra con lettera per te di lui e mia. Senza dubbio qualcuna di queste si è persa.
Quasi vado a lavorare a Concepción, nei giorni passati. Se tu rimanessi lì, io andrei a vivere alcuni mesi in quella città.
Avrò sempre lavoro, sicuro con un amico di Santiago che ora sta da quelle parti.
Riesci a rispondermi a questa. Martedì vado al porto.
Continui a sognarmi, ancora?
Io penso a te ogni volta con una tenerezza che non ebbi mai, Albertina.
In vano cerco di non amarti: c'è qualcosa nel mio cuore che non andrà via mai dalle tue mani.
Scoccano le dodici, la mezzanotte nel vecchio orologio della mia casa.
È l'ora delle streghe, ma in questa notte tranquilla dell'estate non sono più streghe ma le stelle.
Là nel giardino botanico, il fumo faceva di colori gli astri, e Sirio la nostra stella, ardeva rosso come un incendio.
Anche il sole e la luna furono grandi luminarie nel cielo pieno di fumo.
Qui nel paese fumo la mia pipa ogni pomeriggio, vicino alla finestra.
Non mi ricordo mai di te.

Pablo


Sei bella e triste in quel ritratto. A chi pensavi, allora?

45

[Temuco] marzo 17 [1925]


Mia cara ragazzina: Mi stupisci un pò. Le tue lettere? È da 15 giorni che non ne ricevevo. Non si perdono mai. Tutti i giorni ritiro, da tutte le parti, lettere. Come, le tue solo dovevano perdersi? Ricordi le date? Mi avevi tanto preoccupato col tuo lungo silenzio. E non sapere dove stavi, né se andrai a Santiago. Dimmi il giorno. Penso che sia il 23. Tu dirai. Darai i tuoi esami? Io non ho studiato, quasi. Mi invade una debolezza mortale, un nichilismo assoluto. Ho tanta allegria, da quando passiamo insieme un altro anno della nostra vita. Tu non sai, mocciosa, quanto ti amo. Mi sei necessaria più del pane, dell'acqua. Che cosa importa quello che ti dicono: io non posso spiegarti tutto. Forse non ho necessità di spiegartelo, affinché mi comprenda. Se mi segui amandomi, perchè spiegazioni?
Scrivi subito, e ricevi lunghi baci dal tuo

Pablo


46

[Temuco] 18 [marzo 1925]


Mia cara mocciosa: Mi scriverai la data fissata del tuo viaggio. Domenica? Ah quanto vicini siamo stiamo! Ricevesti la mia lettera? Ti inviai alcune foto. Ti piacquero? Che preoccupazione è quella che dici? Devo saperlo. Ho il rimorso di non avere studiato, e mancano pochi giorni per quell'esame. Tu? Ora vedrai che fannullone sono. Sono ore seduto alla finestra della mia stanza, fumando. Fumo come un disperato. La vita del rospo: di notte, le stelle. Dove si tocca vivere, a Concepción? Appena ricordo come è: lì passai alcuni giorni, solo come un naufrago.
Ti bacio

Pablo


47

[Puerto Saavedra, marzo del 1925]


Albertina:
Sei una cattiva donna. Non mi scrivi mai. Potessi invidiare l'allegria che mi danno le poche lettere che mi arrivano. Ricevesti un biglietto avvolto in un poema? Ieri, galoppando per le colline, mi ricordavo di te. Di lì portai le cartelle piene di nocciole, di chupón, di copihue, di boldo, di murta. Ah! che necessità ho di te, di averti qui con me. Vieni. Scrivi a Rubén: io non gli ho scritto mai. Del mare non gli raccontare niente, il mare è il mio nemico. Quando mi bagno, io lo insulto con grandi grida, ed egli tenta di annegarmi, e di frustarmi pieno di furia. Io mi credo un gran dattilografo, perciò ti scrivo a macchina. Ho una lunga barba di 15 giorni, e ho consumato 200 grammi di tabacco giallo. Vedesti ieri sera una luna magra, ed al lato una stellina? Tremore? In Temuco cammina una Machela, ti conosce? Scopro che a macchina si mente con più facilità. Tutti i pomeriggi scrivo, comparo qualche lettera, in questa macchina di D. Augusto Winter. Ora vedo che lì misi "comparo", e questo mi riempie di tristezza. Conosci i pinguini? Attenzione, mordono! Non ti scrivo più, e ti invio un lungo bacio lungo nel lombo della alta marea.

Pablo


tontatontatontatontatontatontatontatontatontatontatonta

48

[Temuco, marzo del 1925]


Mocciosa brutta, non spedii neanche alla posta questa lettera, e ti torno a scrivere oggi mercoledì, includendotela. Non so che racconti ti avranno raccontato di me. Tu sai che mi piace divertirmi. Non vedere un'altra cosa in me, nonostante i ritratti, le lettere, etc. il Mio cuore ti appartiene, mio piccolo scarafaggio, fibra per fibra, fino alle radici. L’altro, può importarti?
Che piano hai per venire a Santiago? Io credo che debba fare questo: approfittare della speranza che tuo padre ha in te, parlare con lui sul serio, e dirgli che irrimediabilmente devi studiare da Aprile, guadagnartelo, conquistatelo, guarda che da quello dipende la parte di felicità o di disgrazia che ci tocca per questo inverno, amata mia. Rispondimi su questo, scrivimi con calma, restituisci i saluti a Blanquita, pensa che ogni giorno devo sapere di te, cagnetta cara

Pablo


49

[Santiago, alla fine di marzo, 1925]


Mia mocciosa cara non ti lamenti troppo che non ti scriva, pensa alla vita sventurata del tuo Pablo, senza rifugio, senza denaro e senza te. Ieri, ricevesti la mia lettera più lunga? Questo biglietto me la comandò Yolando. Reclama nella posta una rivista ed un libro, moduli, che te li cerchi in tutte le sezioni! Quindici giorni fa te li inviai al tuo nome di famiglia. Obbedisci a tutto quello che ti dico, riceve il bacio più infinito,

Pablo


50

[Intestazione:]
Claridad
Casella 3323, Santiago

[Santiago, alla fine di marzo, 1925]

Mia mocciosa ben cara, sono stato tanto disordinato che non potevo scriverti, non ho stanza, non studio ancora, infine ti racconterò già domani o questa notte quando ti scrivo. Qui ti invio questo denaro affinché compri il rimedio che è nella ricetta di Juan, con quello ti sarà tolto il dolore. Ricerca a tuo nome un libro certificato. Ti scrivo dell'ufficio del giornale, Rubén va con diligenza di impiego, sarai tu qui prima del 18 di aprile, il nostro anniversario, ti ho scelto questo nome prezioso Netocha, ti piace molto? accetta se desideri quelle classi, avrai anche così un pò di denaro, non ti dimenticare del tuo Pablo, scrivimi anche se non ricevi le mie lettere perché ancora non ho tranquillità per scriverti né bugie né per raccontarti incantatrice mia baci baci baci baci ba

Pablo


51
Carta 51: Billiken, celebre rivista infantile argentina che circolava in tutta l'America.

[Intestazione:]
Ministero di Istruzione Pubblica
Cile
Lettera 1

[Santiago, all'inizio di aprile, 1925]


Mocciosa cara, sappi che solo oggi domenica ricevetti le tue tre ultime lettere, ero inquieto che non avessi il certificato. Ho pensato giorno per giorno al mio buono e piccolo Netocha, gli ho anche scritto, gli mandai un Billiken con alcuni pappagalli.
Non ho ancora casa. Domani incominciano gli esami, non mi presenterò. Questo ti disgusterà un pò, ti disgusta anche la mia lettera, ma ti scrivo disteso, dopo le 12 di notte ed è molto difficile scrivere così.
Tuo fratello non trova ancora dove mettersi, ha più sfortuna che un peso cattivo. Inoltre, malgrado veda la mia disperazione per portarti non è deciso. Gli scriverai tu in questi giorni un'unica lettera dicendogli che non sei disposta a rimanere. È carente in volontà e troppo timido, crede che tu soffrirai per la confusione della tua casa, non so se sia certo, ma se tu non arrivi a Santiago alla fine di Aprile me ne vado dal Cile e finirà tutto.
Contami cosa per cosa tutto quello che accade, e pensa che niente è più vero dell'affetto ed i baci del tuo

Paul


52

Lettera 2

[Santiago, all'inizio di aprile, 192.5]


Lunedì


Mia Mocciosa, ti ho scritto, riechiedi una lettera a nome Netocha, solo a quel nome meraviglioso ti scriverò per sempre. C'è un libro a nome di Albertina Azocar ed una rivista, annotati sull’elenco, chiedili con insistenza nella posta.

53

[Intestazione:]
Ministero di Istruzione Pubblica
Cile

[Santiago, all'inizio di aprile, 192.5]


L'altra notte ti comprai un cane di legno, che bello era. Ah se sapessi, mia piccola donna cara, il desiderio pazzo di averti vicino a me, di abbracciarti con abbracci più lunghi di questi tre mesi, di mangiarti con baci più immensi di questa assenza. Pensa a me, Mia Netocha cara, e non dimenticare che stai trafiggendo il mio cuore. Tuo

Pablo


54

[Intestazione:]
Ministero di Istruzione Pubblica
Cile

[Santiago, all'inizio di aprile, 1925]


Baci ed abbracci. Diffidi di me perché mi trovasti troppo affettuoso con te? Rubén litiga un pò con me tutti i giorni. Vidi nel centro un bello scarafaggio e te lo comprerò quando lavoro ed avrò denaro. Si è iscritto l'amico della motocicletta ed altri macchinari? quanto più vorrei dire alla mia mocciosa cara, reclama un'altra lettera a nome Netocha, e chiedi alla posta i lunghi lunghi baci che a volte mi dimentico di mandarti brutta mia cara mocciosa della mia anima
Tuo

Pablo


55

[Santiago] 18 aprile [1925]


Mia Mocciosa ben cara, avrai sentito la mancanza del mio silenzio, perdonami; sono stato devoto a te in un lavoro. Ti comunico che ho 500 pesos affinché tu venga per qualche tempo in pensione. Ma in questi ultimi giorni del mese farò alcuni tentativi di amicizia, ieri fu una lettera a tuo padre, in questi giorni ti scriveranno Vicha e Luz. Ma tu, topolina, quando arriva la lettera di Luz, con alcuni prospetti della Casa, presentati con serietà davanti a tuo padre, e digli che Rubén ha in suo possesso il denaro necessario, e che tu non vuoi morire facendo un lavoro che ti è odioso ed inutile. Questo sarà l'ultimo tentativo, metti in esso tutta la solennità e la speranza della situazione, se non riesci, riprova il giorno seguente e prenderai il treno negli ultimi giorni del mese. Vedessi quanto e quanto, mia Netocha, rni costò ottenere quel denaro, già ti racconterò. Voglio liberarmi da tutte questi inquietudini e domani è il nostro anniversario, che tristezza non poterci abbracciare e amarci domani dalla mattina fino alla notte.
Tuo tuo

Pablo


56

[Santiago, 21 aprile, 1925]


Mia Netocha dei ricordi, ricevesti la mia lettera di 3 giorni fa, lunga? Reclamala. Di te niente so, scrivimi con pazienza ed insegna il mio nome alle tue alunne.
Ti scrivo la notte del Sabato, non so a come stiamo, non ho niente di nuovo. Se tu non vieni finirò annoiato. Ti bacia con entusiasmo tuo

Pablo


57

[Santiago, 23 o 24 aprile del 1925]


Mia Netocha, ricevesti la mia lettera degli altri giorni? Perché non mi hai scritto dal 17? Verrai puntualmente il 1.°. Rubén sembra che andrà a Temuco, al Liceo. Raccontami tutte le cose che ti succedono, come passasti il nostro anniversario? Io mi curai nella notte, di grande pena. Infine questo già sarà sistemato, dopo. Tuttavia dì ai tuoi genitori che Rubén ha denaro e che ti vuoi venire il 1.° di Maggio. Vicha ti scriverà. Ti bacia con golosería il tuo Pablo.

58

[Intestazione:]
La Mañana
Temuco

La mia mocciosa non ti scrivo
perché sono malato. Senza
voglia di niente, ricevetti oggi
la tua lettera, scrivimi di più
ti abbraccia ti bacia

Il tuo Pablo

59

[Santiago, alla fine di aprile del 1925]


Mia mocciosa mia, ti scrissi questo biglietto tre giorni fa e l'ho tenuto nella tasca. Anche Rubén scrisse ad Etelvina. Io farò che Luz Olguín ti scriva chiamandoti, tu puoi utilizzare quella lettera. Credo mia Netocha che tu devi lavorare un pò dal tuo lato, per conquistare tua sorella, che consigli sono quelli che ti dette, è completamente irriducibile? Ti racconterò che Rubén è completamente nevrastenico, fastidioso, insopportabile; si è inacidito troppo con la mancanza di impiego, litiga con tutti, e soprattutto con me.
Non ti scrivo più perché mi disturba scrivere con la matita. Ancora non ho stanza, sono molto infastidito per la mia situazione, ma allegro con la sicurezza di mangiarti di baci fra alcuni giorni.

Il tuo Pablo


60

[Santiago, alla fine di aprile del 1925]


Mia mocciosa, già ho stanza, Echaurren 330, scrivimi solo a quell’indirizzo. Hai ricevuto la mia lettera? Ti scriverò di nuovo in questi giorni. Ricevesti la lettera di Luz Olguín? Mostrala ai tuoi parenti. Mia mocciosa Netocha, perchè mi sento solo nella mia stanza, come, in quale terribile maniera mi manchi. Raccontami che cosa ti dice Rubén, mi disse di averti scritto.
Sto lavorando per un editore, e quando riceverò abbastanza ti invierò il biglietto. Non smettere di scrivermi tutti i giorni, ora che riceverò le tue lettere nella mia casa. Sta di fianco a dove vissi prima, è una camera chiara ed allegra, ma ora è ancora triste. Arrivederci, con lunghi baci impegnati dal tuo

Pablo


61

[Intestazione:]
Ministero di Istruzione Pubblica
Cile

[Santiago, alla fine di aprile del 1925]


Mia mocciosa, io credo averti detto che abbia una bella stanza, più luminosa di altre nel numero 330 di Echaurren. Ti dirò dove sta.



Ti piace lo schizzo? Mia cara, scrivimi a quel indirizzo perché così ricevo le lettere nel letto, alla mattina. Ora ti scrivo disteso. Sono le 2 della notte del sabato. Oggi non ricevetti la tua lettera. È una bugia quella dello scarafaggio brutto che mi scrive tutti i giorni. Quando arrivi abbasserò i pantaloni e gli incollerò alla pappa.
Oggi stetti con Vicha, la incontrai al caffè, promase di scriverti in questi giorni, andrò a conversare con lei. Poi andò al cimitero, la molto canterina. Tuo fratello macaco guanaco spione tuo fratello nano spione si è lasciata la barba e gli comprai un cono.



62
Carta 62: Yolando Pino viaggiò in Germania all'inizio del 1925; Caja de naifes, titolo originale di Anillos, dopo scartato.

[Santiago] 1.° maggio [1925]


Mia mocciosa mia, oggi ricevetti la tua lettera, io ti scrissi ieri sera, molto tardi, da El Mercurio. Meglio di niente in questi giorni, mia ragazzina, quella che mi ha preso è una decadimento grande, fai attenzione che oggi - 1.° maggio - non mi sono alzato e ti scrivo alle 8 della notte. Ricevei qualche denaro in questi giorni del mio editore. Già lo ho speso, mia bambina cara.
Ho un bel tavolo. La mancanza di tavolo era la causa principale per cui non potevo scriverti.
Sale araignée, non gettare la colpa al postino, sto scrivendoti la Domenica; e ho appena aperto la tua deliziosa lettera in che mi comandi un cagnolino. Arrivano tutte le lettere, sorellina, ma soprattutto arrivano quelle che si iscrivono. Ho parlato questi giorni con Vicha, anche con Rubén. Questo pomeriggio della Domenica andrò a lavorare ad una macchina per la casa editrice, e Lunedì avrò il denaro sufficiente affinché ti venga, mia piccolina. Sapessi che bella è la stanza aspettandoti. Ci sono cuscini nuovi ed un pavimento alto di giungo giallo. Inoltre una cosa che non voglio raccontarti. Ho comprato una tartaruga autentica, e molto graziosa. Si chiama Luka, e converso con lei pomeriggi interi. Quando gli dico che tu starai qui il giovedì prossimo esrae la testa di gallo e si cerca con gli occhi per la stanza come se fossi già arrivata. La cosa unica che mangia è la carta argentata delle mie sigarette. Quando vide il cane dipinto che mi mandasti morì di gelosia e da arrabbiata si sta mangiando il libro di scultura di Tótila [Albert]. Di Hamburgo mi scrisse Pino, Yolando, due volte, ti mando la lettera, rispondigli, digli che lo ricordiamo, che ancora non stiamo insieme, e che mentre quello succeda non potrò scrivergli. Digli che stanno in stampa i miei libri Tentativa del ombre infinito e Caja de naipes e Crepusculario, che li riceverà tra poco. E che mi mandi versi suoi e dei suoi prediletti tedeschi per la mia rivista Caballo de Bastos che uscirà tra 10 giorni.
Ti volevo chiedere della lettera di Luz, ti scrisse o non quella mocciosa di merda? Raccontami mia cara come sta quello dei malesseri, è quello che più mi interessa, poiché sono sicuro che ancora mi ami. Un bacio molto lungo dal tuo vecchio ed un grugnito della mia tartaruga,

il tuo Pablo


Domenica
reclama raccomandata di Pinocchio

63

[Santiago, giugno del 1925]


Mi sembra strano che non ricevi ancora un'altra mia di alcuni giorni fa. Senza dubbio si perdono le lettere. Ci sarà là un indirizzo più sicuro?
Tu non sai, amata, quanto che mi ha esasperato la tua notizia. Come pietra nella fronte. Sarò condannato a farti soffrire, a te, mia bambola adorata?
Non ti scrivo più per non affliggerti. Aspetto da te lettere tutti i giorni, ed ora una lunga, franca e rapida.
Ti abbraccia ti bacia e ti morde il tuo

Pablo


64
Carta 64: per il modo di alludere alla rivista Caballo de Bastos sembrerebbe anteriore alla carta 62, ma questa non porta menzione alcuna di quel (ossessivo) proietto di viaggio ad Ancud, di lì l'ordine di successione di entrambe le lettere;
biógrafo = sala di cinema, in gergo cileno di allora.

[Santiago, giugno o luglio del 1925]


Mia mocciosa molto cara, oramai non ti ricorderai della tua lettera. La lessi in un cinema e la stracciai subito. È un grido di grande dolore e mi diede pena pensarti tanto abbandonata e sola, e trovarmi tanto annoiato, amaro e malato, senza la speranza di baciarti, con l'infinita necessità che ho di te. Forse è stata un bene questa lunga assenza: ogni notte ed ogni minuto che mi trovo solo penso a te con disperazione e comprendo che tu sei l’unica vera e amata della mia vita. Bene, mocciosa, signora Pelá come la chiamano, non diventiamo troppo sentimentali, pensa a me per sempre con sicurezza assoluta e crea piani affinché poi ci troviamo. Penso di andare alla fine di Ottobre ad Ancud, forse. Potrai farlo in quel tempo tu? Lascia la tua scuola da una parte, racconta a tuo padre che sei malata, rinuncia in questi giorni ed il resto si sistemerà da solo. Io non desidero che ti stia ammazzando in quell'immonda scuola, voglio averti giovane e bella come ti volli, e prendi in considerazione quello affinché io sia più felice. Chiedo permesso già nella tua casa, non credere che le cose si facciano in un giorno. Se io ti trovassi là in quei giorni sarei allegro come una campana.
Ti manderò alcuni ritratti in questi giorni ed alcuni giornali. Ora sono il direttore di una rivista: Caballo de Bastos, che ti comanderò appena esce. Sto completando il mio libro per consegnarlo alla stampa. Penso anche di mettermi in un commercio di cinema. Infine. In questi giorni vado a Valparaíso per due o tre giorni, a vedere il mare ed un amico.
Perdonami se a volte sto senza scriverti: quasi tutte le notti sono sveglio, nel giorno dormo e non ho coraggio per niente. Sono stanco di una profonda fatica dalla quale solo il tuo cuore può salvarmi.
Molto tuo tuo tuo

Pablo


65

[Intestazione:]
Ministero di Istruzione Pubblica
Cile

[Santiago, all'inizio di agosto, 1925]


Mia bambina, io sarò in viaggio a fine mese, il 15 di agosto più o meno. Ora arrivai molto tardi, nervoso per molte cose che mi accadono, arrivai alle 2 della notte, sono le 5 e non posso dormire, sto come con la febbre, nervoso, con freddo, ah, mi è necessario il caldo del tuo affetto che ho dimenticato un poco; se sapessi che starò a baciarti domani, mi addormenterei con calma.
Sarà vero che la mia ragazzina, il mio Netocha scrisse a B. Garín chiedendogli consigli sulla sua situazione? Sarà vero che non comprende ancora quanto triste che è per me sapere almeno che scrivi una riga a quelle genti? A volte io credo nella tua intelligenza e nella tua lealtà, e mi sembra impossibile che conservi ancora quella relazione. No, non è possibile, o è possibile tutto quello che prima pensavo di te.
Scrivimi quando mi dai dettagli dell'esame per lettera raccomandata alla casella 3323, perché questo indirizzo di Echaurren si cancella in questi giorni.
Ti bacio con tutto il mio cuore

Pablo


66
Carta 66: la menzione di Winétt mi fa dubitare della data di questa lettera che potrebbe essere del 1922.

[Santiago, 19 agosto del 1925]


Come stiamo oggi? Non so. Ti scrivo alle 12, della notte, di ritorno dal teatro. Ora, Albertina, sarai distesa, dormendo. Ebbi il proposito di scriverti ogni giorno, ma ieri e l'altro ieri (18 e 17) non ricevetti le tue lettere, e questo spense il mio entusiasmo. Tuttavia credo ti scrissi una lettera lunga, ma non so quando. Come questa tua veniva senza francobollo e stetti senza riceverla. Dammi le tue notizie. Continua la secrezione? Come stai di spirito? Io sono stato inquieto e triste per te. Credo che tutto ci riuscirà bene, ma desidero tanto, tanto essere tranquillo!
Che cosahai di nuovo ancora? Mi piace la tua amicizia con Winétt. Il cliché di quel ritratto l'ho io, credo, a Santiago. Desti a Rubén quei versi che gli promisi? Se avessi tue notizie più frequenti riceveresti forse alcune lettere più lunghe.
Un lungo bacio dal tuo

Pablo


67

[Intestazione:]
La Mattina
Temuco

[Santiago, agosto del 1925]


Mocciosa mia amata, siccome non mi accade niente di straordinario ti scrivo appena. Oggi o ieri aprii due lettere che conservo 1.° perché Rubén sta per andare via, 2.° perché se te li arrivano a casa potrebbero darti un disturbo. Risolvi quella situazione delle lettere, mia mocciosa, perché non sia che ti pregiudichino improvvisamente. Fecero due giorni di pioggia di seguito, rimasi nella mia casa, ed una notte, innamorato del tuo ricordo (come sempre) ti scrissi due pagine fitte.
Ha la sicurezza, mia ragazzina brutta, che passerò per Concepción, ma dimmi naturalmente che qualcosa hai guadagnato nella tua casa. Guarda, a che cosa servirebbe, se no? Io non voglio intervenire in quello, ed in Rubén non confido troppo. Ti prego di lasciare quelle faccende domestiche, non voglio affliggermi più. Mi scrivi stanca, ed appena, e mi rattristi. Se Rubén porta questa, vedrò se posso mandarti alcune riviste e cioccolatini.
Scrivimi molto di più, perché tanto breve, tanto secca?

68

[Intestazione:]
La Mañana
Temuco

[Santiago, agosto del 1925]


Mia mocciosa, sono cieco da oggi alle 10. Il tuo fratello cuakalco ti racconterà la mia disgrazia. Io ti scrivo dal letto, invidiandolo: egli ti vedrà tra poco, amata mia, che altra allegria vorrei in questi momenti. Con lui ci sono due mie lettere, ma con questa...

tuo Pablo


69

[Intestazione:]
La Mañana
Temuco

[Santiago, agosto del 1925]


Mia mocciosa carissimaa lombrico mio della mia anima, ragno, giocattolo, piccolo cuore, sabbia, altare, amareza, papavero, ape, conchiglia, Rosa Albertina, mocciosa bruttina, perché litighi con me, se non ti ho scritto è stato perché Rubén, tuo fratello macaco, tutti i giorni dice che va via, e non va via mai quello pipistrello, con lui ti mando il mio ritratto, sto con un cappellino per raggiungerti siccome tu stavi con un ombrellone perché ti allarmi mia mocciosa della mia anima, non sai che benché non ti scriva sto pensando sempre a te, io ti scrissi con Rubén, ora non so che cosa dirti, tu mi scrivi alcune lettere piccole come mosche che con i tuoi scarabocchi si vedono ancora più piccole. Povero, sono povero fino alla morte, tanto che avevo desiderato mandarti cose affinché ti divertissi, finalmente mi vedrai ed avrai con chi lottare ti bacia ti bacia il tuo Pablo

70

[Intestazione:]
La Mañana
Temuco

[Santiago, agosto del 1925]


Mia mocciosa, non ti ho scritto questo giorno perché Rubén veniva a portarmi la lettera. Qui si è annoiato come un bambino piccolo. Non si abitua ancora a che lo maltratti la fortuna. Ho bisogno che mi dica a che nome ti scrivo, anche questo non mi ha fatto scriverti questi giorni. Ricevetti il tuo piccolo ritratto, dimmi se ti piace questo mio che ti mando. Non vedo l’ora di vederti, quando mi dirai con sicurezza che vai a Santiago? Ancora io non studio, faccio classi a 2 alunni, 2 ore lunghe di tormento al giorno. Tu non sai quanto contento mi fece la tua lettera più lunga degli altri giorni, ti sei comportata come io volevo che facessi. Non lasciare un giorno l’Helmitol. Con Rubén, perdona se non ti mando niente, né un braccialetto, di tutto ha la colpa la povertà.

Tuo il tuo Pablo


71
Carta 71: nos veremos en Ancud: Neruda comincia a sognare una vita vicino ad Albertina, o semplicemente comincia a pesargli la sua solitudine.

[Intestazione:]
Rp

[Santiago] 26 agosto [1925]


Mia mocciosa. Perdonami tutte quelle lettere tanto nervose, che scrivo solo affinché tu mi risponda, quando sono impaziente di sapere di te.
La mia vita è cambiata molto, e non potrei fartelo comprendere con lettere, perciò mi viene l'ansietà da tornare ad averti, che stessi qui al mio fianco, prendendoti cura un poco della mia vita. Oggi sono rimasto al letto tutto il giorno, senza desideri di uscire o senza avere niente da fare. È stata qui la mia amica Olga leggendomi quasi tutto il pomeriggio. È molto buona con me, non la voglio con amore, bensì con amicizia.
L'altra cosa che mi accordi nella tua lettera non esiste oramai o non esistè mai. Nessuno farà che ti dimentichi, mia bambola, dopo tutte le mie cose ritorno a te con lo stesso affetto di prima e del quale sei sicura. Vero?
Un momento fa mi scrisse Rubén, e mi dice che mandò a chiederti il permesso affinché passassi con lui Settembre. Cerca di ottenerlo, così ci vedremo a Ancud.
Sto mangiando nel mio letto, e ti scrivo tra piatto e piatto, e ti vorrei scrivere molto tempo per darti più fiducia in me. Niiente mi hai detto delle questioni della Dra., tu sai come mi interessano quelle cose, ed hai fatto male in non mettermi al corrente di quello che accade.
Bene, la mia principale sofferenza di questo tempo è la povertà. Ogni giorno devo conquistare il denaro per mangiare. Ho sofferto poco, mia ragazzina, ed ho avuto la voglia di ammazzarmi, di noia e disperazione.
Ho avuto molti giocattoli, molti, per te, e libri, ed affetti, peccato che stia tanto lontano.
Ti bacio con tutto il mio cuore

Pablo


Scrivimi tutti i giorni a M. Rodríguez 758

72

[Santiago, settembre del 1925]


Mia ragazzina cara, perdonami, allora. L’unica cosa che mi fa perdere le speranze negli altri è la aridità di cuore. Immaginati che la scopra in te, in te che sei parte di me stesso. Allora mi vengono desideri di dare testate alla parete. Quello è quello che tu credi ingiustizia o malvagità. No, non è quello, è disperazione. Tu sei la mia ultima speranza. Comprendilo, il tuo dovere è perdonarmi. Tutto si compensa col selvaggio affetto che ho per te. Non è certo, brutta persona? Non è certo che anche tu hai qualche colpa? Rana, biscia, ragno. Ti pizzicherò il naso.
Non so se vado a Concepción. Ti scriverò quando lo saprò. Rubén mi dice che starai fino ad Ottobre non di più a Santiago. Sarà certo?
Dimmi come stai. Sarai sana quando io ti vedrò, fra tanto pochi giorni? Che cosa hai? La ferita? Che rimedi ti danno, chi te li ha dati? Perché non hai visto Juan?
Ieri sera, di ritorno a casa mia, ti scrissi, era molto ubriaco.
Non ho voluto aprire la lettera, e te la mando senza sapere quello che dice. Raccontami tu.
Ti manderò un ritratto ammirevole, in questi giorni. Cerca di scrivermi più spesso, e, sarà troppo chiedertelo? più largamente. Come di abitudine riceve, mocciosa brutta, un lungo, lungo bacio dal tuo

Pablo


ormai non so
né firmarmi

73

[Santiago, 15 settembre del 1925]


Sono arrivati un'altra volta i giorni della Primavera, ora non faccio attenzione alla tua malattia dell'anno scorso, né i dolori che ebbi per te in quelli giorni. Ricordi, mia piccola donna, quando andasti via dal corso, all'ora in cui mi avresti dovuto aspettare, ed ebbi io tanta pena che mi durò qualche tempo? Ricorda la signora che trovai, malata e dimenticata del suo amico vecchio, che passeggiava con le sue amicizie di pensione tra le stelle filanti? Ora, mia piccola, ora che ti amo più che allora, con più tenerezza e più grandezza, non ho né la contentezza di essere geloso ed afflitto per la tua causa, che alla fine era un piacere perché era sicuro di te, e mi piaceva che tu fossi causa di quello sentimento doloroso che è il più profondo del mio cuore.
Ho, mia bambina, il più infinito dei desideri di stare con te. Per Dio, non sia che fallisca il tuo viaggio al Sud. Nella mia bella cartolina postale che ti mandai (a cui non mi rispondesti ancora fino ad oggi 15), ti dico che si avvicina la data della tua partenza, al Liceo non importa se tu ottieni il viaggio. Fatti la malata, la stanca (non ti costerà farlo, mia povera ragazzina!) e dimmi il giorno in cui ci riuniremo. Non pensare troppo come io arrivero fin lì, la miseria mi ha raggiunto fino all'ultimo limite, la miseria ed altre cose. Ti racconterò pezzetto a pezzetto la mia vita di questo tempo che tu conosci appena, affinché ti diverta, la prima notte che dormiamo insieme sotto le stelle di Ancud.
Sorella mia i miei parenti stettero qua fino a poco tempo fa, quasi non li vidi in tutto il tempo, non andai a salutarli quando andarono via, comprenderai che si spezzò completamente la cosa. Per fortuna mia madre mi comprò un abito, se no, mi avresti trovato vestito con uno strofinaccio. Il mio abito è bello, rigato come una zebra.
Ahi che desiderio, sorellina, mia mocciosa, che desiderio, che immenso desiderio di sommergermi in te di dare con la mia bocca baci alla tua, che passione tanto grande mi porta verso te, che cosa tanto pazza e tanto straripante.
Licenziai la mia Segretaria Olga. Se ti ha scritto di nuovo rispondigli seccamente o non lo fare, perché mi risultò uno scarafaggio velenoso mi intrigò con tutta la mia clientela, infine già ti racconterò tutto, perché ella è legata agli ultimi eventi.



No, il ritratto uscì cattivo, non lo considerare troppo, te lo mandai affinché vedessi appesa di fronte alla mia testa l'ingrandimento del tuo ritratto in cui stai quasi tanto carina come sei. Fai attenzione, l'altra notte arrivai ubriaco (ubriaco)  



all'alba, ora cammino quasi in ubriachezza tutte le notti, ed arrivando alla stanza mi cadde tutta la tenerezza, mi ficcai nel letto per raggiungerlo e diedi un bacio grande e risoluto al tuo ritratto. Sono già passati più di 20 giorni ma meravigliati, per testimoniare il miracolo rimase incollato al vetro il bacio, così:



quando voglio porterò il ritratto avvolto in una carta e vedrai che è sicuro questo, mio scarabeo caro.
Rubén ingrato non mi ha scritto una parola da lunghi giorni, come se non avesse niente da dirmi del suo viaggio, del viaggio di noi due.

74

[Santiago, settembre del 1925]


Mia piccola donna cara, non ti ho scritto in questa settimana forse perché non avevo niente da dirti. L'ho passata nella mia stanza leggendo e fumando, dormendo e cantando, salutando con grandi consensi un nuovi ritraggo tuo che ho messo nella testata del mio letto. È l'ingrandimento di quello che mi portai di là, e sei carina, col tuo fazzoletto al collo ed i tristi occhi cari. Rubén mi invita molto là, ma che cosa andrò a fare se tu non vai. Ma penso, tuttavia, andare via a Ottobre o al principio di Novembre, se la mia maledetta malattia mi lascia farlo. Passerò a vederti un'altra volta, sempre che questo viaggio non sia tanto disgraziato come l'altro. Raccontami di più della tua vita, parlami in un altro modo delle tue cose, come ti dissi, con più dettagli, con più tranquillità per raccontarmi le cose. Avrò letto già mille volte quelle lettere di una pagina che appena accusano ricevuta delle mie che ringraziano con molto distacco per una rivista che ti invio, senza nominarmi almeno i versi pieni di affetto che scrissi lì per te, e questo mia piccola, mia dolce e buona Netocha, distrae da te il mio cuore per mio dispiacere.
La tua casa, che cosa fanno nella tua casa?
Sei andato a Talcahuano? Habíame di Machela, dalle i miei saluti, che cosa è di Teresa, di Adelina, di Eduvina, della tua compagna che mi presentasti, dell'altra che ti affidò alcune copie fotografiche, che cosa è della direttrice del tuo Liceo, e della dottoressa, e di Blanquita, e dei tuoi amici Eugenio e Marciales e Tenor e Don Juan Rafo e di tuo papà e della piazza e dell'imbecille di Núñez e se terminarono le compresse e se vuoi che te ne mandi altre e se hai scoperto un'altra maniera in cui ti esamini una dottoressa, e se pensi di continuare aa amarmi ancora o continuare ad essere l'asina cara che sei.

Il tuo Pablo


75

[Santiago, settembre del 1925]


Mia Albertina: Mi stupisce un pò, mi sconcerta questa atmosfera di partenza e di confusione che ci circonda in queste ultime ore. Tirai fuori forze di non so dove, un'altra volta, per scriverti e non ti degni rispondermi, nonostante la mia grande inquietudine per la tua vita.
Penso, se ho qualche denaro in questi giorni, di fare un viaggio molto rapido e molto segreto a Concepción, a salutarti, si pare cosa buona? Dipenderà questo dalla mia situazione degli ultimi momenti, credo che in 15 giorni gia me ne sarò andato via.
Rubén mi ha riempito la testa di intrecci della tua casa, tuttavia tu, col tuo cuore secco, niente mi dici, niente, perchè hai bocca e mani, piccola donna, perché non racconti tutto quello che soffri al chi più ti ama, soprattutto se lo conquisti più con quello, che con quell'atteggiamento incomprensibile?

Il tuo Pablo
Echaurren 330


76

[Intestazione:]
La Mañana
Temuco

[Santiago, settembre del 1925]


Mocciosa cara, ieri risposi a Rubén con una lettera più o meno disorientata, ora credo avere deciso qualcosa rispondendoti. Credo che dobbiamo andarcene noi tre, senza vacillare, non appena arrivi quella. Tu sai solo perché non c'è un'altra strada. Che cosa faremo dopo? Lavorare un pò. Non costerà gran cosa venire a galla. Con calma possiamo fare tutto. Sei decisa? Allora parla decisamente a Rubén affinché si ammazzi cercando denaro.
Io porterò il tuo biglietto. Parleremo già un pò mentre arrivi. Spero di stare il Lunedì a Concepción. Rispondimi immediatamente, e se ti sei decisa preparati ad operare con risoluzione.

Tuo il tuo Pablo


77

[Intestazione:]
La Mañana
Temuco

[Santiago, settembre del 1925]


Mia mocciosa dell’anima mia, di a Rubén che farà la più triste impresa se ne va via prima che io vada là. Gli appena ho mandato un telegramma in questo senso, tu pensa che cosa farebbe lì se quel macaco non si mette ai miei ordini. Ancora sono malato, con uno di quelli raffreddori tempestosi che mi capitano ogni tanto. Mi fa male la testa, il corpo, sono sordo all'orecchio destro, in poche parole, una calamità.
Non disperare per il tuo viaggio, prima mi ammazzerei che permettere che tu rimandi. Non pensare un momento che puoi rimandare. Se così lo desideri, come ti dico nella lettera di ieri sera, vai via con noi, ma se esiste un'altra sicurezza, è migliore preferirla. Non non mi dire che hai desiderio di vedermi, quella che io ho è ansietà, febbre, sono raffreddato per non vederti. Anima mia, mocciosa cara, niente ha senso per me se tu non ci sei. Niente è più doloroso di averti al mio fianco le poche ore che starò lì, e lasciarti, ed inoltre avere nonostante tutto ancora l'incertezza. Perciò ho l'assoluto bisogno di parlarti, non bisogna lasciare che le cose si risolvano da sole. È questa la mia ultima lettera da qui, credo potere andare via Lunedì ma siccome non desidero andare via in cattivo stato posso ritardare il mio viaggio, uno o due giorni al massimo. Impedisci tu a quel guanaco di andare via prima. Cerca di scrivermi ancora. Ti bacio tutta intera, dai piedi agli occhi il tuo tuo

Pablo


78

[Intestazione:]
La Mañana
Temuco

[Santiago, settembre del 1925]


Ti scrivo, mia mocciosa mia, dopo avere gettato in un sacco i miei libri, le mie carte e le mie cravatte, per il viaggio. Andrò via puntualmente Martedì alle tre, è possibile che questa lettera arrivi dopo di me. Non mi sono sentito mai tanto felice come oggi con la tua lettera ultima. Sei come io voglio che sia. È possibile che abbia amore per me, dopo tante cose? Ti bacio la fronte cara con la mia bocca indegna di baciarti.
Già parleremo di tutto quello. In un modo o nell'altro staremo insieme questo anno. Vedrò se posso portarti qualcosa, anche se sia un mazzo di fiori. A Martedì allora, o a Mercoledì

Pablo


79

[Intestazione:]
Ministero di Istruzione Pubblica
Cile
Casella 3323

[Santiago, alla fine di settembre del 1925]


Rubén va al Sud, Ancud, Martedì, credo. Capisco che passerà da Concepción, conversa con lui, inventa piani e non mi scrivere lettere di meno di 10 facciate.
Tuo molte volte

il tuo Pablo


80

[Santiago, a metà di ottobre del 1925]


Netocha.
Mi pesa un pò scriverti poiché penso alla tua opera ed alle tue classi straordinarie, non voglio per niente toglierti tanti grandi piaceri con lettere monotone!
Rubén non mi scrive una lettera, io vado ad Ancud il 1.°, tu con la tua prudenza in quella data tuttavia non avrai sistemato niente. Decisamente, fare le cose in questo stato è operare nel vuoto, annoiarsi solo. Ricevei la tua lettera raccomandata e le lettere precipitose che mi hai inviato.
Tieni conto che ricevo tutte le tue lettere e non ti pentire di non scrivermele. Il tuo amico è abituato a tutto.

Pablo


81

[Santiago] 31 ottobre [1925]


Mia piccola donna adorata: Mi dispiac troppo che non abbia ricevuto le mie tre ultime lettere, una cartolina senza busta, dopo una lettera raccomandata la cui ricevuta ti allego, che mi ricordo che te la scrissi per la Festa, e l'altro ieri una cartolina con busta. Mia bambina, mia piccola donna cara, il mio pensiero è fisso in Lei con tutta la tenerezza di cui sono capace, per tutto il tempo che duri la mia vita. Ah se tu sapessi, ragazzina brutta, con quale terribile amore ti amo. Tutti questi giorni ho creduto che mi avessi già dimenticato, e ho avuto anche lunghe angosce pensando alla tua salute. Attraverso questi giorni pieni di miserie la tua grande stele di oro mi libera dalla morte. Ti racconterò già quando? lunghe storie. Tutte queste mi sono uscite dal cuore senza consumarsi, conservandolo completamente per il mio bambola amata.
Ora raccoglierai la mia lettera raccomandata e mi parlerai del viaggio al Sud. Effettivamente, credo già che in due o tre giorni uscirò dalla casa al cui indirizzo mi scrivevi, puoi farlo d'ora in poi alla casella 2898 che è quella dei professori dove ci sono alcuni ragazzi che mi sono affezionati. Hai saputo del tuo fratello pepeco? Io vado ad Ancud il 19 o 20 di Novembre, a vedere se in quella data la mia ragazzina va via anche dalle sue scuole.
Scrivimi e reclama le lettere che ti dico, reclamale perché sono tue e di nessuno più al mondo, di nessuno più nel mondo, tue e di nessuno più, come il mio cuore.
Ti bacia molti baci tuo

Pablo


82
Cartas da 82 a 86: prima residenza in Ancud.

[Santiago, a metà di novembre del 1925]


Netocha.
Sono ritornato oggi da Puerto, dopo una settimana di insonnie. Credevo che avrei trovato qualche tua lettera a Santiago. Che diavolo!
Sto per venire al Sud, alla fine di questa stessa settimana, dove è tuo fratello pepeco. Ti troverò lì? Ti sto trovando un poc con mancanza di entusiasmo. Un tua parola di franchezza, mocciosa, e non mi faresti fare quello stupido viaggio.

Il tuo Pablo


83

Puerto Montt 23 [novembre del 1915]


Mia mocciosa ben cara ricevesti una lettera sfidando un poco il tuo vecchio ragazzo? Tu comporrai già la gentilezza, e comprenderai quello che ti dico.
Ricevesti la mia cartolina da Temuco? Ieri sera alloggiai a Osorno, qui piove con furia ed il paese è di una tristezza tremenda; scrivimi ad Ancud.
Ti bacio con grande amore

Paul


84
Carta 84: te llevo al lado del cucharón = del cuore.

[Ancud, dicembre del 1925]


Mia mocciosa brutta, ieri lessi la tua lettera e pregai Rubén che scrivesse, e parlai sul serio con lui del tuo viaggio. Puoi avere l'assoluta sicurezza che vai via. Perché ti addolori, piccolina? Puoi credere che io mi rassegni a non vederti un anno intero? A volte i miei pensieri e tutto quello che faccio si relazionano tanto totalmente con te che credo che tu sei la mia propria vita e che niente ci separa. Quanto ti ho detto questo, conversando con te, baciandoti, scrivendoti. Comprendi che per me fu doloroso, fa molto tempo, scegliere tra abbandonarti o averti per sempre.
Notizie: Non andrò a Concepción fino a Marzo, per portarti a Santiago con me. Non so quando andrà via tuo fratello, ma manca poco. Devi fare quello che ti dice nella lettera, conquistarti la volontà di qualcuno della tua casa. Hai ricevuto le mie ultime lettere? Vedo se posso comandarti giocattoli col macaco Rubén. Non smettere di prendere Helmitol, neppure un giorno. Ti manca qualcosa? Vorrai dirmi perché a volte ti disperi tanto? Brutto scarafaggio, non sai che qui sto pensando a te? Da molto presto, fino a che è notte, tutto il giorno, tutti i giorni, mangiando, camminando, dormendo, ti porto accanto al cuore e mi ricordo di te senza posa. Si abbraccia e si bacia il tuo Pablo

85

[Ancud, dicembre del 1925]


Mia mocciosa cara: Domani andrà via Rubén, che va solo a cercarti, benché sia per pochi giorni. Ti scriverò con lui stesso dandoti istruzioni, mia mocciosa, non credere mai che ti dimentichi, solamente se sapessi quanto mi costa tutto, quanto preoccupato sono, che decisioni ho, mi troveresti molte ragioni. Con Rubén vieni per ragione o per forza, quello che mi dici della tua salute esige il viaggio immediato. Prenderai il treno, benché tutto vada giù.
Oggi ebbi una spiegazione penosa con Rubén, gli rimproverai duramente la sua cattiva volontà, e gli dissi per convincerlo che il tuo viaggio era forzato per ragioni che non potevo dirgli. Tu approfitta di quello, ma digli che si tratta di situazioni interiori, e anche gli dica quello che vuoi purché quel sacrificio serva a qualcosa.
Ti abbraccia, ti bacia

il tuo Pablo


86

[Ancud, alla fine di dicembre del 1925]


Albertina Rosa
per le brutte avventure, per tutta il male o spiacevole che mi accade, sono disposto a dimenticare, perché sono capace di dimenticare. Ora tocca il tuo turno: sarai dimenticata per sempre, esiliata del mio cuore, benché quello non significhi gran cosa per te.
Condanna: perché sei stata una cattiva compagna, e perché mi sono confuso con dolore credendo nella tua intelligenza e la tua bontà.
Che l'anno nuovo ti porti l'allegria, se è che ora non ce l'hai.

Pablo


87

[Santiago, febbraio del 1926]


Mia cara ragazzina.
Bene, mi scrivi dopo tanto tempo, senza provare un poco di rimorso ed essendo fallito il tuo viaggio al Sud. A che cosa serve? Questo sarebbe dipeso più della tua volontà che da altro, che cosa ti ha fatto desistere? Hai ragione di pensare di dimenticarmi: così non mi serve la mia compagna. Un anno quasi per preparare un riposo per te, un anno senza scopo. Quello è molto brutto, più brutto di quello che pensi.
Anch’io per l’anno nuovo ti scrissi, ma una lettera amara, rompendo con te. In realtà, tu sei l'unica cosa su cui mi appoggio, in questo tempo fatale, e non ti ho sentita vicina: desiderandoti e conservandoti la mia tenerezza non sentii vicino a me il calore del tuo cuore: quello è il limite a che si arriva, più in là stanno già la dimenticanza, l'indifferenza, l'abbandono. Ma, mia bambina, per perdonarti, che gran sforzo devo fare. Si ti amo! È difficile per la mia esistenza frantumata respingere l'amore, l’oblio di quello che ami, e precisamente ho voluto che tu rimanessi fuori delle miserie ed assurdità che io conosco per poter frequantarti con consolazione per la mia anima ed in qualunque momento, in qualunque momento della mia vita.
Credo di venire domani al Sud, domani Venerdì. Arriverò ad Ancud, benché mi fermi a Temuco... Ti scriverò il mio indirizzo appena la saprò. Se non ti dico niente continua a scrivere a Santiago.
Sono stato malato, ancora, tenta di riunirti con me, non in Concepción che è un paese triste. Tuo

Pablo


88
Carta 88: nuovo viaggio ad Ancud.

[Santiago] 22 febbraio [1926]


Mocciosa vengo oggi ad Ancud

Il tuo Pablo


89

Albertina.
Hanno restituito a Santiago le mie lettere aperte secondo la nuova legge delle poste. Neanche tu ti sei preoccupata che quelle cose segrete del mio cuore ed il tuo non cadessero in mani altrui. Sta bene, credo già di te molte cose. Suppongo che uguale destino avranno le mie lettere da Temuco, Osorno, Pto. Montt? La verità, Albertina, il tempo è passato e non sei la stessa.
Ti bacia di sempre con l'affetto

Pablo


90

[Intestazione:]
Claridad
Casella 3323
Santiago

NETOCHA
NERUDA


Raccomandata




Valparaíso 12 di maggio [1926]


Mi sono ricordato improvvisamente di te, leggendo un libro di Giraudoux in cui c’è un ospedale come quello in cui stesti, una malata ed il suo amico. È tardi di notte, sono malato con febbre e dolori, ma non credo che sia gran cosa. Avrai ricevuto la mia ultima lettera, saprai che qui arrivai ad imbarcarmi, e che ebbi un dispiacere molto grande con che tu non venivi. Sono sorpreso che non mi abbia scritto una lettera, pensai che mi avresti dato qualcosa del tuo cuore ora che corro il pericolo di dimenticarti.
Tutti danno come un fatto il mio viaggio. Così sarà. Ora avrò, domani, la risposta di una compagnia la cui nave salpa il 22, la Adriana. Se sei capace di farlo ottieni denaro impegnando qualcosa, vieni a Santiago, ed avvisami perchè voglio vederti prima di andare via, perché ho molte cose che tu non sai da raccontarti di persona, e mai più, mai più potrai sentirle della mia bocca se non ora.
Sono annoiato di tutto penso di morire alla prima occasione.
Non ti dimenticare, mia vecchia cara, di mandarmi un telegramma a Valparaíso. Se prendi quella risoluzione degna di te, e degna anche di quello che ti aspetta

Pablo


Chillán Nuevo 1014

91
Carta 91: ultimo libro = El habitante y su esperanza.

[Intestazione:]
R. Deformes (Chillán Nuevo) 1014
Valparaíso

Valparaíso, 6 giugno [1926]


Mia cara mocciosa, ho appena ricevuto il tuo telegramma, anche alcune lettere di Rubén in che mi dice che tua sorella mandò a monte la situazione. Non so, mia bambina, che cosa ci sarà in tutto questo. Non ricevo da tempo le tue lettere, ho perso già il filo del nostro tema. Albertina, quello che tu non fai per te stessa, non lo farà nessuno, io sono stanco. Credetti che non fosse inutile che Rubén agisse con te, è incredibile che tu abbia lasciato andare via quella opportunità. Tu sai che necessito solamente che ti facciano un esame, il resto, che stia lì tutta la vita sepolta, non importa se sei sana.
Io venni ad imbarcarmi a Valparaíso per l'Europa, avevo la speranza di tornare a vederti e salutare la mia piccola donna. Non dipende da qualcosa in te che non abbia oramai quella speranza? Non so ancora quando parto, fallì il viaggio del Adriana, vapore che aveva promesso di portarmi in Germania. Scrivimi a Valparaíso?
Riceve i miei lunghi baci

Pablo


92

[Intestazione:]
Ministero di Istruzione Pubblica
Repubblica del Cile

[Santiago] 9 gennaio [1927]


Ho da ieri la lista della mia valigia per venire al Sud. In questa settimana farò il viaggio. Rubén mi dice che non gli hai scritto. Mi dà che pensare tutto questo. Forse?
È uscito il mio ultimo libro. Domani te lo impacchetterò, vediamo se ti arriva. Che cosa hai fatto in questo tempo? Io ho incrociato tante storie! Sono uscito stanco da tutto questo, ansioso di riposare in te. Quella è l'impazienza, lo scoraggiamento che mi causi. Ti ho come se non esistessi. E sei un ormeggio, l'unica, nella mia vita. In realtà, a volte mi piacerebbe che morissi.
Ma sei grassa, mi racconti. Io sono più debole ancora.
Berta, la donna di Paschín sta chiedendomi sempre di te. Ti ha scritto Luz, Vicha? Hai scritto a mia sorella? Hai visto Urachela? Come si comportano i tuoi parenti? Perché non vai al Sud?
Vediamo se da tanti domande esce qualcosa di divertente da raccontarmi.
Tuo tuo

Pablo


Scrivimi a Santiago, Amunátegui 733

93

[Santiago, maggio del 1927]


Mia mocciosa, sono un'altra volta a Santiago, per 30 giorni, dopo questo tempo andrò via a Buenos Aires, accettando una proposta di trasporto. Ti scrissi di venire venissi a Santiago ad ogni costo: non lo fare fino a che mi ristabilisca un pò. Scrivimi tutti i giorni.
Pensa, mia piccola donna indimenticabile, che al tuo fianco ci sono io, sempre, nei maggiori fallimenti, in tutte le buone o brutte ore.
Ti bacia e ti abbraccia tuo

Pablo
Echaurren, 320-330


94
Carta 94: da Colombo provoca un vuoto epistolare di due anni e mezzo; le "cartas anteriores" qui menzionate apparentemente andarono perdute. Albertina è venuta in Europa (Belgio e Francia) in missione universitaria (Università di Concepción). Neruda tenterà di convincerla affichè viaggi fino a Ceilán (cartas da 94 a 100).

[Intestazione:]
Pablo Neruda

Colombo, Ceylon, 17 dicembre del 1929


Mia bambina Netocha,
non pensavo di scriverti fino a quando non avessi risposto alle mie lettere precedenti, ma, è di notte, fa caldo, non posso dormire.
Il tuo bel ritratto sta sul mio tavolo di notte: gli feci fare una cornice di legno prezioso: tamarindo, ed i tuoi occhi che credetti non mi vedranno mai più mi guardano notte e giorno.
È strano che torni a scriverti di questa maniera quando non so niente di te, né di che cosa pensi di me. Ma, in realtà, tutto questo lungo tempo sei stata vicino a me, ed il tuo ricordo mi doleva a volte come una ferita.
Inoltre, non voglio che ti manchi ora la mia compagnia che hai già il mio progetto. Perché sarà questa l'ultima volta nelle nostre vite in cui trattiamo di unirci. Mi sto stancando della solitudine, e se tu non vieni, tenterò di sposarmi con qualche altra.
Si sembra brutale questo? No, il brutale sarebbe che tu non venissi.
Sai che ho una certa piccola situazione sociale annessa al "Signor Console" e mi è facile notare che questo produce una certa attesa tra le mamme (che a volte hanno figlie carine).
Ma, sentimi!
Non ho amato mai nessuna se non te, Albertina.
Ai miei occhi nessuna donna può confrontarsi con te.
Sei contenta?
Ora ritornando al viaggio, credo che possa pensare di venire in qualcuna dalle navi della P. & O. (Branch Service). Questa compagnia ha uffici a Parigi, Marsiglia, etc. Il prezzo il biglietto in questi vapori è di alcuni 1.000 pesos cileni e hanno una classe solamente.
Fammi una relazione con la tua situazione finanziaria.
Naturalmente, farai quello che puoi e quello che vuoi.
Devo sapere se devo mandarti quel denaro o no. Mi allevierebbe molto se tu lo accettassi.
Ogni giorno, ed ogni ora di ogni giorno mi domando: Verrà?
Puoi immaginarti che non so niente del Cile: non ricevo né quotidiani né lettere.
Spero di ricevere ben presto le tue lettere ed essere tranquillo con te o senza te.
Non è vero, sono tranquillo solo con te e se mi ami.

il tuo Pablo


95

[Intestazione:]
Consolato del Cile
Colombo

[Colombo, Ceylán, 17 dicembre del 1929]
ultima ora!


In questo momento la Compagnia mi informa che i vapori che ti dico che hanno una sola classe non toccano Marsiglia ma partono direttamente da Londra.
Tu vedrai. Sono le navi più economiche ma in caso avessi denaro (ahi) vieni con qualunque vave.
Comunque ti do gli indirizzi della Compagnia di cui ti ho parlato:

Bruxelles: Thos Cook e Tous, II Rué dell'Évéque. Boul.
    Auspach.
Parigi: C.C. Verrinder, 14 Rué du 4 Septembre
Marseille: Estrone & Co. 18 Rué Colbert
  Ancora, col tempo, chi sa se potresti adempiere qualche giorno ai tuoi impegni con l'U. de C. Ma io detesto col mio cuore   tutte le insegnanti e professori di questo mondo.
Si dovrà ancora al tuo "professorato" che c'è ancora una certa insufficienza, una certa aridità nelle tue lettere, anche in questa che mi portò tanta allegria?
Sii più comunicativa, più amorosa, più curiosa, più femminile nelle tue lettere: la vita non può esserlo di più, ti conosco tanto come ti amo e so che sei piena di infinita tenerezza. Quando scrivi - e scrivimi più a lungo - dimmi tutto, tutto quello che senti e credi e soffri e godi. P.

96
Carta 96: escriberé a Molina: si riferisce ad Enrique Molina, rettore dell'Università di Concepción.

POSTA AEREA
Mai un aeroplano portò tanti baci!
Pablo Neruda

Colombo, Ceylon, dicembre 18, 1929


Albertina amata, due ore fa ho ricevuto la tua lettera e vengo a sapere del tuo problema dell'Università.
Ti rispondo:
In primo luogo credo che non dobbiamo sacrificare la nostra possibile felicità, o anche posticiparla o mettergli ostacoli.
Quindi tutto questo: non pensare che possa andare in Europa, non ho denaro per ciò, né posso allontanarmi dal mio posto, per il momento. Anche nel caso che io potessi vederti lì, non ti lascerei partire per il Cile, no, assolutamente.
La mia idea è questa: che tu venga umanamente come puoi, e se è possibile usando il biglietto di ritorno al Cile che potresti cambiare nella Compagnia. So perfettamente quello che questo vuole dire, non ti spaventare, quando ci siamo sposati già scriverò a Molina o a chiunque sia e tenterò di pagare i tuoi biglietti e le tue spese fino all'ultimo centesimo. Comunque, se arrivi a fare questo fallo di sorpresa, e senza che nessuno sappia che io te l'ho suggerito, poiché questo potrebbe danneggiarmi nella mia carriera.
Una volta che sei con me tutto andrà bene.
Inoltre se andassi fuori dal Cile in una o in un'altra maniera, io non potrei prometterti niente. In una lettera che ti scrissi ieri sera e che andrà per Posta ordinaria, ti parlo di questo, e tu mi comprendi. Sono stanco di vivere solo, e se questa volta sparisci non tornerò a vederti mai più. Di questo puoi essere sicura. Le distanze ed il tempo contano qualcosa in questa vita. La mia casa ti piacerà molto. È piccola, e sta quasi sul mare, ed il fresco odore del mare la riempie.
Spero, mia fidanzata, che farai quello che il tuo cuore ti comanda,

Ti bacio un e mille volte ed un e
mille volte più

Il tuo Pablo


Hai ricevuto le mie lettere? Ti sembro vecchio e brutto nel mio ritratto?
Voglio che non abbia niente a che fare con la moglie di Alberto Rojas. Comprendi? Se non hai consegnato ancora quei temi per lei inviali per posta.
Sto comandandoti già ma, infine, obbediscimi, Mocciosa mia, tu puoi comprendere perché te lo dico! Sei molto diligente in tutto quello che fai. Comprenderai ancora più se ti spiego questo:
Ho vissuto fino ad ora spendendo molto denaro, e per la prima volta passo per una crisi: devo pagare alla banca fino a Marzo quasi la metà del mio salario. Comprendi? Il tuo viaggio starebbe bene agli inizi di Marzo, malgrado non mi piaccia quel mese libero che avrai: Febbraio.
Se hai nelle tue mani il denaro delle tue spese, e se decidi di venire, spendilo nel viaggio: lo metteremo da parte dopo. Penso che tra poco migliorerò la mia situazione.
Un'altra cosa ancora:
Bene potrebbe succedere, come ti dico in un'altra lettera che improvvisamente sapessi del mio trasferimento. In quel caso te lo dirò per cablo, con dettagli.
Ma questo lo credo improbabile. Non smettere di scrivermi tutto il tempo. Qualunque cambiamento nel tuo indirizzo comunicamelo immediatamente.
Ti parlo nella mia altra lettera, nel caso che dovessi pagare il tuo biglietto, di una Compagnia di una sola classe; la P. & O. Co. Credo che in questa stessa potessi darti gli indirizzi dei suoi uffici.
Un nuovo libro mio uscirà presto in Spagna: ci sono lì molte cose per te:
1 Nel fondo del mare profondo,
2 nella notte di lunghe liste,
3 come un cavallo attraversa correndo
4 il tuo silenzioso silenzioso nome
Avrai notato che i miei versi continuavano ad essere per te? Eccetto alcuni. I migliori sono tuoi.
È vero che mi ami ancora? Senti le carezze che stai ricevendo? Ti senti nuda nelle mie braccia?
Vita mia! È vero che ci siamo amati, adorato, come nessuno?
È vero che il nostro amore è stato grande? Mi ami? Io penso a te, con tanta passione, quasi con dolore! E mi sembra che sia la prima volta che ti confesso che ci ti ho amata tanto.
Ma tu lo sapevi già.
Ti bacio tutta intera

P.


Rispondimi a ogni domanda, e non dimenticare di dirmi che mi ami se quella è verità.
Tempo fa chiamai un fakiro e tra altre cose - che non ti dirò - mi disse che poteva indovinare il nome del quale io amavo  e che mi amava.
Ed in quello pezzo di carta scrisse l’amato nome.

97

Colombo, 19 dicembre [1929]


Albertina: Ho inviato già alla Posta le mie due lettere una ordinaria ed un'altra per posta aerea. Ricevute?
Ti scrivo perché in questo momento penso che forse è improprio metterti in conflitto coi tuoi "doveri." In realtà, perdonami se ho turbato un poco la tua permanenza autrement tranquilla.
Questo vuole dire che con ogni piacere ti lascio in libertà affinché faccia quello che creda più saggio, e più conveniente per te.
In nessun modo voglio forzarti a che venga con me. Non posso mettermi nella tua situazione, e dopo avere letto la tua unica lettera per la centesima volta noto che forse desideri andarti in Cile. Anche insieme al tuo viaggio dovresti accettare la tua parte di sofferenze e miserie, che esistono nella mia vita in maggiore quantità che in quella di altri uomini.
Farai come desideri

Tuo

Pablo


98

Colombo, Ceylán, 24 dicembre [1929]


Ancora alcuni baci per te
ed affinché veda che non ti dimentico.
Né un tua parola
nell'ultima posta.

Pablo


99

[Intestazione:]
Pablo Neruda

Colombo, Ceylán, 12 gennaio, 1930


Mia mocciosa benamata, voglio che perdoni un pò la lettera che è con questa, e lo spiacevole che possa sembrarti. Guarda, faccio una vita molto solitaria, in generale non parlo con nessuno ad eccezione del mio domestico, per settimane e settimane. Comprenderai perché, se è che vieni, come spero. Perciò della gran allegria che ho avuto al sapere di te di nuovo, a nessuno posso dire niente, né in nessuno posso sfogare le mie furie per qualche contrattempo. Tu sai che non sono un grande genio... E quando qualcosa accade devo sopportare da solo, tutta l'allegria o la pena di quello che succede. Perciò perdona al tuo vecchio moccioso se ho  rimprovero o amarezza ogni tanto per le tue parole. Vengono dal mio cuore, come il mio gran amore per te, amata mia.
Ti bacio infinitamente,

Pablo


100

Wellawatta [Colombo], Isola di Ceylán, 12 gennaio [1930]


Mio Albertina, appena posso contenere la mia furia e scriverti con calma. Ieri mi restituirono dalla tua famosa Via Jourdan la mia importante lettera raccomandata, con la nota Parti sans laisser adresse. Devo dirti che vedo una certa crudele mancanza di responsabilità da tua parte, che in realtà non so come prendere. Sto pensando follemente a te tutto questo tempo, pensando a come devo risolvere i mille conflitti che la tua venuta potrebbe portare, e aspettando con angoscia una tua parola, e quando la credevo arrivata, ho la mia lettera restituita, perché tu non ti sei degnata di dare istruzioni al riguardo.
Ieri credevo di diventare pazzo di rabbia, delusione, tristezza.
Suppongo che anche le mie altre sei o sette lettere inviate allo stesso indirizzo si perderanno.
Come se questo fosse poco, in questo momento ricevo un tuo biglietto da Londra il "tuo silenzio mi inquieta", etc. E naturalmente mi dai un nuovo indirizzo a Bruxelles. Allora devo inviarti questa a quale indirizzo? Posso essere sicuro di qualcosa con te?
E naturalmente una piccola cartolina in un mese. Dopo cinque anni di assoluto mutismo, quello che devi dirmi sta in una cartolina!
Dimmi, Albertina, devo dubitare di te?
Se ricevi qualcuna delle mie lettere, vedrai come io ti amo.
Sono furioso, irritato, non desidero dirti più cose, che potrebbero farti soffrire.
Il tempo del tuo ritorno si avvicina e non siamo arrivati ancora a niente, non hai risposto ancora alle mie proposte. Se tu vieni, come spero, devo saperlo molto prima, e sistemare le mie finanze, e pensare alle migliaia di dettagli che comportano il nostro matrimonio ed esistenza. Ognuna di queste cose ti ho spiegato molte volte nelle mie numerose lettere. Nella lettera restituita c’era e ritornò un mio ritratto che ti inviavo. Non ti pare una punizione non averlo?

Non credere che perché ti sfido
ti adoro meno,

Pablo


Nel disgraziato caso che tutte le lettere si fossero perse credo che dovremmo telegrafarci:
Riassumono delle mie lettere anteriori:
Non posso in nessun caso andare in Europa. Tu devi venire tu.
Se ti è possibile tratta tu stessa di pagare il tuo biglietto, o cambiare quello che hai con uno per Ceylán.
Poi pagheremo assolutamente tutto alla tua università.
In ogni caso mi comunichi il tuo desiderio, e mi spieghi i tuoi piani.
Scarta ogni piano che richieda molto tempo. Tutto deve accadere ora o mai.

101
Carta 101 Il principio della lettera è stato letto molto male dai tre editori menzionati. (1) Fernández Larraín, CMR, p. 365: "Muchacha huiría, así es que trataré de seguir viviendo en la hora" (Ragazza fuggirei, e così tenterò di continuare a vivere nell'ora. (2) Poveda, NJV 1983, p. 64, y CYP 2000, p. 49: "Muchacha, huisteis, así es que trataré de seguir viniendo en la sidra"fuggiremo, e così tenterò di continuare a venire nel sidro). (3) Cruchaga Azócar, PAR, p. 362, riporta come Hernández Larraín: "Muchacha huiría, así es que trataré de seguir viviendo en la hora". Nessuno dei tre editori ha tenuto conto che l'originale porta l'intestazione Università di Concepción / Scuola di Educazione e che pertanto non si trattare dell’originale della lettera spedita da Pablo da Wellawatta verso la metà di gennaio del 1930, bensì di una trascrizione o copia di quella lettera, fatta senza dubbio da Albertina, per motivi che ignoro (e con grafia che non facilita la lettura). Ma, soprattutto, nessuno dei tre editori ha notato che manca il primo foglio di questa copia e che, per tale ragione, il principio del testo conservato non è il principio della lettera; ed allora la termine muchacha non è in questo caso (come leggono i tre editori) il vocativo con cui in altre lettere Neruda si rivolgeva ad Albertina, bensì un elemento di una frase cominciata nella pagina precedente. La lettura corretta è: "|...| muchacha hindú, así es que trataré de seguir viviendo en la India” (ragazza indù, e così tenterò di continuare a vivere in India". Particolarmente curioso il fatto che Cruchaga Azócar non abbia saputo (o non abbia avuto interesse per) decifrare la scrittura della sua propria madre e si sia fidato della grottesca lettura di Fernández Larrain (quella di Poveda riuscirà perfino superarlo in quel terreno). Non era difficile supporre che nella pagina perduta Pablo, indispettito per la negazione di Albertina a riunirsi con lui in Ceylon, la informava di una (presunta) relazione amorosa o fidanzamento con una "muchacha indú", ragione per cui decideva di continuare a vivere in India.

[Intestazione:]
Università di Concepción
Scuola di Educazione

[Wellawatta, a metà di gennaio del 1930]


[...] ragazza indù, e così tenterò di continuare a vivere in India. Non voglio parlarti del male che mi hai causato, non saresti capace di comprendere - voglio tuttavia chiederti alcuni cose e spero che in ricordo di altri tempi farai quello che ti dico. Ho voluto farti mia moglie in ricordo del nostro amore.
Vorrai, Albertina, scrivere a Rubén, dicendo che io ho fatto quanto umanamente possibile per quello e spiegargli contemporaneamente le cause che ti abbiano fatto comportare del modo in cui ti comportasti. Ho voluto bene svisceratamente a Rubén e vorrei dargli questa triste soddisfazione.
Desidero inoltre che distrugga le lettere originali e le cose mie che hai ancora e che mi invii i ritratti che ti ho dato. Non voglio che essi vadano nelle dei tuoi amici di Concepción (sono informato).
Specialmente ho bisogno che mi invii a giro di posta il ritratto che ti inviai due volte a Bruxelles, in lettere raccomandate. È un ritratto in abito di Bengala di cui ho bisogno con urgenza e ti prego come grande ed ultimo favore che me lo restituisca immediatamente.
Addio, Albertina, per sempre. Dimenticami e credimi che ho voluto solo la tua felicità.

P.


102

[Intestazione:]
Biblioteca
Ministero di Relazioni Esterne
Repubblica del Cile

[Santiago, maggio del 1931]


Puoi scrivermi al Ministero di Relazioni, dove lavoro. Tu saprai che sono sposato dal dicembre di 1931 [in realtà: 1930]. La solitudine a cui tu non ti volesti rimediare si fece sempre di più insopportabile. Tu comprenderai se pensi a tanti anni di esilio.
Mi piacerebbe tanto baciarti un pò la fronte, accarezzare le tue mani che tanto ho amato, darti un pò dell'amicizia e dell'affetto che ho ancora per te nel cuore.
Non mostrare a nessuno questa lettera. Nessuno saprà neppure che tu mi scrivi.
Puoi venire a Santiago per un giorno?
Si abbraccia il tuo amico vecchio,

Pablo


103

[Intestazione:]
Ministero di Relazioni Esterne
Repubblica del Cile

Santiago, 15 maggio 1932


Albertina, ricevetti il sonetto che ti scrissi tanti anni fa. Mi ha fatto pensare e soffrire. Mi piacerebbe vederti. Vuoi scrivermi una lunga lettera?
Ci sarebbe molto da parlare, molto da ricordare. Non voglio affliggerti, ma mi sembra che facesti un grande errore.
I miei telegrammi, le mie lettere ti dissero che io andavo a sposarmi con te non appena arrivassi da Colombo. Albertina, io già avevo la licenza di matrimonio, e chiesto il denaro necessario. Tu sai questo, te lo ripetei con pazienza in ognuna delle mie lettere, con grande dettaglio.
Ora mi racconta mia sorella che io ti chiesi di venire a vivere con me, senza sposarti, e che tu hai detto questo.
Mai! Perché menti? Oltre all'orribile amarezza che non mi abbia compreso ho quella che mi calunni.
Ti ho amata molto Albertina, tu lo sai, e ti sei comportata male, silenziosa quando più ebbi bisogno di te, come nell'ultimo episodio quando non rispondesti ad una sola delle mie lettere da Llanquihue, in 1926.
Quando tornasti dal Belgio, né quando sapesti che ritornavi, mi scrivesti spiegandomi. Perché? Tu lo sai. La tua lettera di Concepción che ricevei con 10 mesi di ritardo mi dava ragioni strane. Come se si potesse spiegare tanto silenzio.
Ma infine, dimentichiamo il male che ci siamo fatti e siamo amici, abbiamo speranza.

104

[Intestazione:]
Ministero di Relazioni Esterne
Repubblica del Cile

Santiago, 11 di Luglio del 1932


Mia caro Albertina, risposi alla tua lettera già un mese fa, e non mi dici niente di quello che ti domando. Sempre la stessa, che fiducia posso avere in te? Rubén mi racconta che gli hai scritto e perché neppure una riga per me? Lo stesso, lo stesso che prima!
So che gli dici che potresti venire a Chillán. Non lo fare, te lo prego. Vieni a Santiago. È molto facile ottenere un passaggio.
Quando vieni, verrai in Settembre? Mi sembra tanto difficile scriverti, devo tanto parlarti, rimproverarti, dirti. Mi ricordo di te tutti i giorni, pensai che mi avresti scritto una lettera ogni giorno ma sei tanto ingrata come prima.
Non posso capire ancora che cosa ti accadde in Europa. Non capisco ancora perché non fuggisti.
Perché non mi scrivi, per la prima volta nella tua vita una lettera lunga raccontandomi ogni cosa?
Aspetto subito la tua lettera,

Pablo


Tra i documenti conservati da Albertina c’è un sonetto in francese che Neruda di proprio pugno firmò e datò in Santiago, maggio del 1923 (ciò autorizza a considerarlo originale). Entrambi studiavano quella lingua nell'Istituto Pedagogico dell'Università del Cile, ma l'interesse di Neruda per la letteratura francese risaliva agli anni di liceo dove ebbe la fortuna di essere alunno del professore Ernesto Torralba. Le edizioni CMR (Fernández Larraín) e PAR (Cruchaga Azócar) riportano il facsimile del manoscritto. PAR trascrive inoltre tipograficamente il testo (ma nel verso 13 legge “cette âme fondue vers le lointain" (quest’anima fuso verso la lontananza) invece di "cette âme tordue vers le lointain" (questa anima ritorta nella lontananza), molto chiaro nel manoscritto. Ecco qui il sonetto:

L'appel

Étrangement hanté des heures pâles de l'automne
je revois ton visage infiniment lointain,
et mon coeur, à genoux, tremble en sentant l’approche
de ta voix caressante, du parfum de tes mains.

Ce soir ma lampe est près de s'éteindre, ma lampe
dont la dansant lueur, comme une pensée, m'attriste.
En dehors il fait vent, il fait froid. Je suis seul.
II pleur, peut être, il pleut. Je suis seul. Je suis triste.

Je le sais, tu n'es pas chez-moi je le sais bien,
mais parle-moi, ce soir. Que j'ai soif de tes lèvres,
de ton âme, du ta chair, de tout ce qui m'appartient!

Viens rallumer ma lampe. Que ce soit comme antan.
Prends pitié de cette âme tordue vers le lointain
et de ce soir d'automne qui la berce, en mourant.

Santiago, mayo 1923


La chiamata

Stranamente abitato dagli spiriti delle ore pallide dell'autunno
Io rivedo il tuo viso infinitamente lontano,
ed il mio cuore, in ginocchio, tremulo sentendo l'approccio,
della tua voce affettuosa, del profumo delle tue mani.

Questa sera la mia lampada è vicina a spegnersi, la mia lampada,
il cui danzante chiarore, come un pensiero, mi rattrista.
Verso l'esterno fa vento, fa freddo.Io sono solo.
Piove, forse, piove. Io sono solo. Io sono triste.

Lo so, non sei vicino a me lo so bene,
ma parlami, questa sera. Che ho sete delle tue labbra,
della tua anima, della tua carne, di tutto ciò che mi appartiene!

Vieni a riaccendere la mia lampada. Che sia come un tempo.
Abbi pietà di questa anima ritorta verso la lontananza
e di questa sera di autunno che la cullo, morendo.

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